Gianluigi De Palo con la sua famiglia
«Sono quello dei passeggini...» così si presenta Gianluigi De Palo (39 anni) il neo eletto presidente del Forum delle Associazioni familiari già presidente a livello regionale in Lazio. Un cambio al vertice che avviene, tra la reciproca stima, con il suo predecessore Francesco Belletti.
I passeggini che lo hanno reso famoso sono quelli che ha portato vuoti, lo scorso anno, nella piazza del Campidoglio, per protestare contro gli aumenti delle tariffe degli asili nido di Roma. Protesta simbolicamente efficace e sicuramente rappresentate del suo stile. Uno stile che nasce in parrocchia e nel volontariato: «Sono cintura nera di catechismo» scherza De Palo, chiarendo subito in tal modo un background da “movimentista” di cui è orgoglioso. Un passato nelle Acli e l’impegno politico come Assessore alla famiglia di Roma dal 2011 al 2013, è papà di quattro bambini. Ha conosciuto la moglie Anna Chiara Gambini nel ‘97 alla Giornata mondiale della gioventù di Parigi. Matrimonio nel 2004 e poi l’arrivo di Giovanni, Therese, Maddalena e Gabriele.
«Mia moglie, quando ci siamo conosciuti ha capito subito che ero l’uomo della sua vita e ha avuto ragione su tutto. È una donna intelligentissima. È casalinga, mi da consigli, mi offre la sua preziosa chiave di lettura ed è l’anima di ogni cosa. Anche di questo mio nuovo incarico».
Ha già un programma?
«Questo Forum dovrà mettere al centro la parola concretezza, non avere paura di niente, giocarsela all’attacco, non avere argomenti tabù e impegnarsi su tutti i temi dell’umano cercando di mettere bocca su tutto: immigrazione, fisco, educazione, lavoro, maternità, conciliazione, demografia e giovani. È importante declinare questi punti per dare l’opportunità alle persone di realizzare i loro sogni. Quelli delle donne che vogliono fare figli ma devono conciliarli con il lavoro, dei giovani che vogliono mettere su famiglia e non hanno le possibilità economiche, delle famiglie che vorrebbero arrivare al terzo figlio ma poi rischiano di diventare povere...»
Quali errori spera di non fare?
«Dimenticare quanto è variegata questa associazione e riuscire e dare quindi voce alle varie specificità come le famiglie separate, le vedove, i disabili. Spero che il Forum sappia rappresentare ogni aspetto della famiglia e dialogare con il Governo per migliorare ogni diversa situazione».
Peccato che al momento sia difficile per le famiglie incidere sulla politica...
«Il Forum, contando tutte le 400 associazioni, rappresenta una realtà di 4 milioni di famiglie cioè circa 12 milioni di singole persone. Possiamo e dobbiamo contare di più. Cercherò di far valere questi numeri».
A questo proposito, utilizzerà anche i social network?
«Sono un giornalista quindi so che i social sono una grande opportunità per far sentire la propria voce. Il Forum ha i numeri per aumentare i contatti e i follower. Non per diventare il megafono delle brutte notizie come troppo spesso capita nel mondo cattolico. Ma per essere, invece, narratori di bene stando lontani da certi atteggiamenti difensivi che rischiano di isolarci».
Pensa di poter raggiungere proprio tutti?
«Ho capito il senso del Forum quando parlando con i genitori della classe di mio figlio ho scoperto che, a prescindere dalla nostre fedi, posizioni politiche e stili di vita, avevamo le stesse preoccupazioni. Cioè di vedere i figli costretti, dopo i 18 anni, ad andare all’estero perché in Italia non ci sono opportunità. Mi sono detto “non li ho messi al mondo per guardarli su skype”. Il Forum deve occuparsi delle preoccupazioni di tutti i genitori perché il tema famiglia può parlare a tutti. Basta usare un linguaggio che aggreghi persino quelli che sembrano lontani. La mia sfida è, attraverso il dialogo, convincere chi è distante da noi della bellezza delle nostre proposte».
Anche se purtroppo parlare di promuovere la famiglia ha sempre una connotazione ideologica?
«Ed è un peccato. Bisogna far uscire questo tema da una logica puramente identitaria e usarlo per dialogare con tutti. Voglio far capire che la famiglia è simpatica. Non è triste, grigia o pesante. Bisogna imparare a raccontarla. Il problema è di come viene comunicata. Fare famiglia non è una scelta cattolica ma una scelta che si fa da 5.000 anni».
Quale sarà la sua battaglia più importante?
«Quella per l’equità fiscale. È la mia sfida personale. Il Quoziente Famiglia, cioè il calcolo delle tasse basato sul numero dei figli, è il senso per cui ho accettato questo impegno. Credo che sia talmente giusto che deve e può interessare chiunque. Gli è stata data una carica ideologica e si pensa erroneamente che sia una proposta che riguarda solo i cattolici. Voglio far capire che l’equità fiscale conviene a tutti».