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venerdì 29 settembre 2023
 
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La Catalogna alle urne sceglie di nuovo l'indipendentismo

15/02/2021  Il voto per il nuovo Parlamento della comunità autonoma, in piena pandemia, ha registrato un'avanzata di Esquerra repubblicana de Catalunya (Erc) e del Partito socialista. Il leader di Erc Pere Aragonès si prepara a formare un Governo con le forze secessioniste e portare avanti la battaglia per l'autodeterminazione della regione. Alto l'astensionismo a causa del Covid-19

Operazione di disinfezione delle urne il giorno prima del voto in Catalogna (foto Reuters).
Operazione di disinfezione delle urne il giorno prima del voto in Catalogna (foto Reuters).

(Foto Reuters sopra: Pere Aragonès, a destra con Oriol Junqueras durante una conferenza stampa)

Ancora una volta la Catalogna sceglie l’indipendentismo. Le elezioni per il nuovo parlamento della comunità autonoma che si sono svolte domenica 14 febbraio hanno registrato un'avanzata (33 seggi in Parlamento) per gli indipendentisti di Esquerra repubblicana de Catalunya, sinistra repubblicana di Catalogna, Erc), guidati dal giovane Pere Aragonès, classe 1982, avvocato e accademico, dal 2018 ministro regionale dell’Economia e delle finanze e vicepresidente della Generalitat, il Governo catalano, del quale dal 28 settembre 2020 ha assunto la presidenza ad interim (dopo che il presidente Quim Torra è stato escluso dalle cariche pubbliche dalla Corte suprema spagnola).

Anche il Partito socialista catalano - formazione costituzionalista, contraria all’indipendenza, affiliata al Partito socialista spagnolo Psoe - ha ottenuto un successo (passando da 17 a 33 seggi, al pari di Erc). Il candidato socialista Salvador Illa, popolare ex ministro della Sanità, è risultato quello più votato. Come riporta il quotidiano El País, Illa ha parlato della volontà della Catalogna di cambiare, scrivere una nuova pagina. Ha ringraziato il presidente del Governo di Madrid, il socialista Pedro Sánchez e, contro le richieste autonomiste, ha dichiarato: «La Catalogna vuole la Spagna e la Spagna vuole la Catalogna». Ma per i socialisti potrebbe rivelarsi difficile formare una maggioranza abbastanza ampia e solida con altri partiti. Altra novità del voto: nel Parlamento catalano entra la formazione di estrema destra Vox, guidata da Santiago Sbascal, come quarto partito, con 11 seggi. 

Aragonès si è messo immediatamente al lavoro con la prospettiva di formare un nuovo Governo, auspicando un accordo ampio con le altre formazioni del blocco secessionista, l’ala più intransigente di Junts per Catalunya di Carles Puigdemont, l’ex presidente della Generalitat in esilio in Belgio (che ottiende 32 seggi) e i radicali di Candidatura d'Unitat Popular (9 seggi). Le tre formazioni - che si sono presentate separatamente alle urne e comunque divise su molti punti - messe insieme conquistano 74 seggi, su un totale di 135: la maggioranza assoluta che permetterebbe di formare un Governo indipendentista con Aragonès come presidente, nel caso in cui quest’ultimo ricevesse l’investitura. 

Con l’indipendentismo ancora al potere, se così sarà, è chiaro che la Catalogna proseguirà nel braccio di ferro con Madrid e nella sua battaglia contro il Governo centrale per affermare l’autonomia e l’autodeterminazione. «È ora di risolvere il conflitto. È arrivato il momento di negoziare», ha detto Aragonès al premier Sánchez. «La popolazione ha espresso chiaramente la sua volontà: il referendum e l’amnistia», è stata la dichiarazione - riportata da El País - del presidente di Erc Oriol Junqueras, che nel 2017 è stato arrestato insieme ad altri undici leader catalani con l’accusa di ribellione e sedizione dopo la dichiarazione unilterale d'indipendenza della Catalogna e di uso improprio dei fondi pubblici nel referendum autonomista del 1° ottobre 2017, ritenuto illegale dalla Corte costituzionale spagnola. Nel 2019 Junqeras è stato condannato a 13 anni di detenzione. A fine gennaio 2021, lui e gli altri leader condannati sono usciti dal carcere in regime di semilibertà. 

La pandemia del Covid-19 non ha fermato il voto in Catalogna. L’astensionismo è stato elevato - l’affluenza è si è fermata a poco più del 53% -, tanti per paura hanno deciso di restare a casa. Ma le autorità hanno messo in campo tutte le loro forze per garantire il voto a tutti - oltre 5 milioni e mezzo di cittadini chiamati alle urne - comprese le persone attualmente positive e quelle in quarantena, anche sviluppando un’apposita app per registrare le code nei seggi. La pandemia ha colpito la penisola iberica in modo drammatico: in Catalogna i contagi ad oggi ammontano a più di 540mila, in tutta la Spagna sono oltre 3 milioni e quasi 65mila le vittime. La settimana scorsa - alla data del 12 febbraio - il Paese ha registrato 3.415 morti in sette giorni, la cifra settimanale più elevata dalla prima ondata di infezioni in Spagna.

 
 
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