L’associazionismo cattolico critica l’operazione “Spiagge sicure” annunciata da Alfano: un giro di vite contro gli ambulanti sui litorali italiani, che insidierebbero la sicurezza e la serenità degli italiani, secondo il ministro «stanchi di essere insolentiti» da venditori con un borsone sulle spalle.
«Peccato che per indicare questa presunta emergenza, il titolare del Viminale abbia utilizzato l’epiteto “orda di vu cumprà” che pensavamo ormai desueto e passato», commenta Oliviero Forti, responsabile Immigrazione della Caritas. Concorda Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio: «A estate inoltrata, Alfano ha deciso di intervenire per garantire vacanze sicure agli italiani che vede assediati da processioni di “vu cumprà”. Colpisce l’uso di un termine dispregiativo, che certo non favorisce una corretta visione delle cose e tanto meno la soluzione di un problema».
Eppure, il ministro lo ha ripetuto davanti alle telecamere, lo ha scritto nel tweet e nel comunicato stampa che accompagnano la direttiva. Spiega Forti: «Con l’abbinata dei due termini – orda e vu cumprà – si stigmatizza in modo scorretto un fenomeno sociale più ampio, inducendo ostilità nella percezione degli italiani. Questo è particolarmente grave quando si parla di persone che vivono nel disagio sociale e nella povertà. Spiace che sia proprio un’istituzione a commettere questo errore, dopo anni in cui, con fatica, abbiamo iniziato a modificare il linguaggio, ad esempio con la Carta di Roma».
Nel 2011, alla stesura di questo protocollo deontologico per un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione, aveva partecipato anche la presidente della Camera Laura Boldrini, allora rappresentante Unhcr. Oggi così commenta le dichiarazioni di Alfano: «In politica come nell’informazione, la forma è sostanza e le parole non sono mai neutre. L’opinione pubblica, infatti, forma le proprie convinzioni soprattutto attraverso i media e le posizioni espresse da chi svolge ruoli politico-istituzionali. Usare un termine anziché un altro non è quindi un dettaglio. È decidere come declinare un concetto, una condizione e, di conseguenza, anche quali stati d’animo suscitare nelle persone».
«In realtà», aggiunge Impagliazzo, «le vere questioni all’ordine del giorno in tema di legalità appaiono oggi il risorgente antisemitismo, il razzismo mai sopito e i tanti episodi di intolleranza che purtroppo si manifestano anche in queste settimane». Invece, nelle cronache agostane, si torna a parlare della presunta emergenza “sicurezza spiagge” con una puntualità che batte quella del caldo torrido e del tormentone musicale dell’estate.
«Prefetti, Guardia di Finanza, Forze dell’ordine», continua il presidente di Sant’Egidio, «vengono arruolati dal ministro per combattere senza quartiere un’emergenza che non esiste. Si tratta infatti di persone che lavorano, anche duramente, per guadagnarsi da vivere. Per quanto riguarda poi gli immigrati, mentre è da ribadire l’apprezzamento per l’operazione “Mare Nostrum”, sarebbe auspicabile proseguire con maggiore impegno di tutto il governo per garantire un’ospitalità dignitosa e l’integrazione ai profughi e rifugiati che cercano sicurezza e un lavoro onesto in Italia. La vera sicurezza per italiani e immigrati sta in una solida politica di integrazione».
Anche la Caritas, oltre che per l’epiteto sgradevole, condivide la critica nel merito: «Non serve essere esperti del settore», dice Forti, «per sapere che il tema del lavoro irregolare ‒ soprattutto dell’abusivismo legato all’imprenditoria “etnica” ‒ è un fenomeno molto più ampio, con responsabilità che vanno oltre il semplice venditore. Quindi, chiaramente colpire loro significa fare un’operazione di “maquillage”».