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Il prestigiatore
 

Walter Rolfo: ‪‪«Con la magia insegno a essere felici»

12/07/2016  Il mago? «È la persona più onesta che ci sia. In un mondo in cui tutti cercano di raggirarti, lui ti promette di ingannarti e mantiene sempre la sua promessa».

Il mago? «È la persona più onesta che ci sia. In un mondo in cui tutti cercano di raggirarti, lui ti promette di ingannarti e mantiene sempre la sua promessa». Gioca con una moneta tra le mani. «La magia diventa arte quando crea un’emozione». La moneta scompare.
Walter Rolfo non è semplicemente un mago. È un artista, un consulente, un formatore. L’arte magica, racconta, è millenaria. «Nell’antichità la prima forma di intrattenimento era il canto magico, il capo del villaggio era lo sciamano, un mago, nel Medioevo l’alchimista era il consigliere del re. Il mago deve vivere nel futuro».
Nel suo studio di Torino campeggiano tre premi incorniciati. «Sono tre dei quattro Guinness dei primati che ho conquistato», spiega. Prende in mano il primo, del 2008: «Il più alto numero di conigli estratti da un cappello. L’ho immaginato una notte, perché io dormo pochissimo, se dormo troppo mi sembra di perdere tempo».
Ne manca uno, l’ultimo, ancora da incorniciare. «È il record dello show di magia con il maggior numero di illusionisti, battuto con il Campionato del mondo di magia 2015 trasmesso poi nel programma televisivo Masters of Magic andato in onda su Canale 5 lo scorso giugno». Nella sua storia il Campionato mondiale di magia aveva toccato un po’ tutti i Paesi. Mai l’Italia. Rolfo è stato il primo a portarlo da noi.
Nulla è impossibile: è il suo motto di vita. Torinese, classe 1972, Walter Rolfo è illusionista laureato in Ingegneria gestionale, imprenditore, autore televisivo, conduttore, ideatore di spettacoli, eventi, dei programmi Tv di magia per Rai, Mediaset e Sky. Con il docu-show Arcana, su Rai 2, nel 2006 ha riportato la magia sul piccolo schermo dopo 25 anni, rivoluzionando l’idea tradizionale e stereotipata dello spettacolo di magia. «Ho eliminato la muffa, ho scardinato gli archetipi classici della magia. Ad esempio, non parlo mai di gioco, ma di prestigio: il gioco dà una connotazione ludica, infantile». Il suo obiettivo: creare la magia 3.0
«Oggi abusiamo dell’aggettivo impossibile», osserva. «Quante volte lo diciamo ogni giorno? È impossibile trovare parcheggio, impossibile andare d’accordo con te, impossibile mettermi a dieta... Gli uomini con il pensiero sono abituati ad andare dal punto A al punto B seguendo una linea retta, la strada più breve. Ma se incontrano un ostacolo, si bloccano. Il segreto consiste nel cercare di aggirare l’ostacolo trovando una strada alternativa, per risolvere il problema. La magia insegna a girare intorno ai problemi. Se pensi come un mago, capisci che il 90% dei problemi che ti poni non esistono». Pensare in “impossibilese”: ecco la sua fi‰loso‰a, che Rolfo applica ai corsi motivazionali, di team building e formazione che con il marchio Masters of Magic tiene per numerose aziende. «Tutto è cominciato per caso con una conferenza nella quale ho spiegato che nulla è impossibile, anche scegliere di essere felici. Tutti pensano che la felicità sia una conseguenza di certi eventi. Bisogna invertire causa ed effetto: io scelgo comunque, a priori, di essere felice. Buttiamo tanto tempo, energia e vita in preoccupazioni e arrabbiature che non contano niente». Lui lo ha capito quando è affondata la Costa Concordia: «Ero uno dei passeggeri».
Il suo discorso ha riscosso un successo strepitoso. Da allora le aziende hanno cominciato a chiamarlo per tenere corsi, incontri, organizzare spettacoli. «I miei eventi di formazione si fondano sullo story-coaching: non faccio giochi di prestigio, racconto una storia che crea emozione e alla ‰fine inserisco un trucco. Ma ciò che alla gente resta non è la magia, è la storia».
Rolfo parla di percezione del tempo, di neuroscienze, dello studio del comportamento, di Programmazione neurolinguistica (Pnl). Ecco la magia 3.0: il pensiero illusionistico diventa un mezzo per comunicare, aiutare un’azienda a raggiungere obiettivi strategici, a scegliere una campagna pubblicitaria, a puntare su un prodotto. Il mago si trasforma in un comunicatore. «Mio padre mi ha sempre insegnato a chiedermi il perché delle cose. Ed è quello che fa il mago. Io analizzo, partendo dal presupposto che ci sia sempre un perché. Mi danno un problema, io cerco la soluzione».
Davanti a sé ha un foglio bianco: mentre parla lo riempie di rapide annotazioni, schemi, disegni, con precisione certosina. «Per organizzare il discorso ho sempre bisogno di vedere i concetti, scrivere appunti. Fissare tutto sulla carta». Il mago e l’ingegnere.
«Sono lucidamente schizofrenico, con una bacchetta magica nella mano sinistra e il foglio Excel nella destra». In realtà, magia e ingegneria si compenetrano. «Ho capito che c’era un collegamento il mio primo giorno di lezione, quando una docente ci disse: “Se non avete mai smontato una macchinina questa facoltà non fa per voi”. Il mago smonta macchinine, cerca di capire i meccanismi, per arrivare all’essenza del prestigio. Mago e ingegnere sono curiosi di capire come funziona un oggetto. Ecco perché poche donne diventano maghe: loro non smontano le macchinine. Alle donne interessa l’emozione che dà un oggetto. Questo è il motivo per cui il pubblico femminile è migliore: l’uomo cerca di svelare il trucco. La donna vuole emozionarsi».
Racconta i suoi esordi da illusionista, una passione nata da bambino. A 12 anni i primi passi nei giochi di prestigio con i corsi di don Silvio Mantelli, in arte Mago Sales (lo stesso che ha “scoperto” Arturo Brachetti). Mostra una foto dei suoi genitori.
Per lui, ‰figlio unico, loro pensavano a un futuro diverso. «Hanno 86 anni, io li amo follemente. Mio padre veniva dalla campagna, ha sempre lavorato come un matto. Il giorno prima di sposarsi comprò una scuola guida. Il suo sogno era che io continuassi il suo lavoro. Poi sono arrivati gli spettacoli, sono andato in giro per il mondo. Ho vissuto negli Usa, ad Atlantic City. Poi a Las Vegas, alle Bahamas. Un giorno, un cabarettista mi disse: quello che fai a trent’anni sarà quello che farai tutta la vita. Allora ho capito che quella era la mia strada». I suoi all’inizio non ci credevano. Al Masters of Magic 2016 suo padre, seduto in platea, si è commosso.
«Non mi preoccupa il tempo che passa, ma il fatto di non averne abbastanza. Ho ancora tanti sogni». Ricorda: «Una volta alla ‰fine di uno spettacolo una signora mi ringraziò dicendo che l’avevo “curata”. Se un mio spettacolo, regalando emozione, aiuta le persone a stare meglio, allora la magia ha davvero un senso».

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