La maggior parte delle case sono oggi abitate dai social media che, pur non occupando molto spazio fisico, entrano sempre più nelle relazioni tra genitori e figli. Quali rischi e opportunità portano questi strumenti alla vita delle famiglie? Il volume Famiglia e nuovi media - Studi interdisciplinari sulla famiglia, edito da Vita & Pensiero, illustra un’indagine svolta su quasi 700 adolescenti e giovani lombardi e sui loro genitori. Si tratta di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia e della sede milanese dell’Università Cattolica. Ecco, in sintesi, il ritratto del rapporto fra le famiglie e i social media.
Tecnologia in casa. Il 61,9% dei ragazzi dichiara di avere almeno un pc a fronte del 14,8% con due o più, connessi alla rete nel 77,4% dei casi, anche se ormai superati da nuovi dispositivi portatili. Almeno un portatile è presente nel 39,5% delle case, nel 52,7% se ne contano due o più di due, di questi l’86,7% è in rete; l’Ipad raggiunge il 24%. Il cellulare è lo strumento più diffuso: il 99,1% dichiara di avere uno o più cellulari in famiglia, di cui il 76,3% connesso.
Social media. Facebook è il prescelto Facebook risulta essere il social network per antonomasia sia per i ragazzi (96%) sia per i genitori (46,6%). In particolare Facebook rappresenta uno strumento di relazione con i fratelli e le sorelle (il 58,1% dichiara di averli nelle rete di amici) e con i cugini (85,7%) o altri parenti (40,2%) a fronte di un quarto che vede la presenza della mamma (25,8%) e/o del padre (24%) come ‘amico’. Con questi ultimi, il legame è tuttavia debole. Anche se presenti nella Rete, i genitori sono raramente emittenti/destinatari di informazioni.
Il tempo in Rete. Il 55% dei figli naviga da 1 a 3 ore al giorno a fronte del 23,6% dei genitori. Di questi il 19,7% dichiara di non farlo mai a fronte solo del 2,2% dei figli.
Genitori e figli di fronte alle tecnologie. Un quarto dei
genitori dichiara di definire le regole di internet insieme al figlio,
in particolare il divieto di contattare sconosciuti (29,8%), il 30,9% di
spiegarle, il 28% dice di discutere di cosa ha trovato o può trovare in
rete non solo in termini di pericoli (49,7%) ma anche di potenzialità
(25%), il 41% di ascoltare ciò che il figlio fa in rete, e solo il 16,7%
dei genitori ammette che il figlio fa delle domande su questo.
Tuttavia, nelle dichiarazioni dei figli le percentuali cambiano. Il
50,8% dice che le regole non sono definite per niente, non si è limitati
(per niente nel 75,6%) o si ricorre a software di blocco (per niente
nell’86%), non sono spiegate le regole (per niente nel 66,5%), si
discute di ciò che si fa in Rete e non si parla di potenzialità (per
niente nel 46,4%). Confermano di non fare domande ai genitori (43,4%) e
che questi non sono presenti (58%) durante la navigazione.
Aumentano invece le percentuali legate al parlarne in chiave di pericolo
e di ascolto di ciò che i ragazzi dichiarano di aver fatto online.
Padri e madri sono preoccupati che i ragazzi possano vedere immagini
sessuali esplicite (38,9%) e immagini violente (33,5%), che i social
media possano essere uno strumento che provoca isolamento (37,8%), dia
informazioni rischiose (65,7%) e che, in fondo, sia poco sicuro. E
ancora che sia inutile nel fare i compiti, nell’imparare la diversità e
la tolleranza, nel partecipare alla vita della comunità, nell’aiutare a
risolvere i problemi, visto negativamente anche rispetto alla scoperta
di cose nuove perché connotate negativamente.
Genitori e figli sono amici su Facebook? Si tratta di una situazione minoritaria (una quota compresa tra il 15% e il 20% del campione) di genitori e figli che dicono di scambiarsi informazioni tramite Facebook e la media complessiva dei contatti, sia per i figli che per i genitori, non supera uno scambio comunicativo ogni 2-3 mesi.