La locandina di uno dei film della rassegna: Dégradé, ambientato nella Striscia di Gaza.
Sabato 21 e domenica 22 la rassegna, gratuita, è aperta al pubblico. Alle 16,30 di sabato viene proiettato, in anteprima nazionale, il documentario “The mask you live in” di Jennifer Siebel Newsom, che racconta il viaggio di ogni giovane uomo per diventare adulto e degli stereotipi (che difatti non colpiscono solo le donne) attraverso i quali la sua crescita autentica diventa più difficile. “Non frignare”, “Non fare la femmina”, “Sii uomo” sono messaggi che, ripetuti, rischiano di allontanare gli uomini dalle loro emozioni e di far loro sminuire le donne.
Segue la tavola rotonda “Stereotipi, anticamera di bullismo? Cambiamo prospettiva”. La sera alle 21 viene proiettato per la prima volta in Italia il film libanese “Degradè”, di Tarzan e Arab Abunasser: in un salone di bellezza nella Striscia di Gaza, cinque donne vengono bloccate all’interno da un succedersi di spari che fanno sentire la morte sempre più vicina. Per loro diventa un’occasione per svelarsi e raccontarsi l’una all’altra.
La locandina del WeWorld Film Festival 2015.
La giornata di domenica 22 è interamente dedicata al tema della violenza sulle donne. Alle 17,30 l’incontro “Al di là del silenzio. Storie vere e narrazioni per raccontare il problema della violenza domestica e del ruolo della donna oggi” vede le testimonianze di donne straordinarie. Come la brasiliana Maria Da Penha, che nel suo Paese ha dato il nome alla legge contro la violenza domestica, con la sua storia di lotta e riscatto dopo essere stata costretta in carrozzina da un marito violento. O come l’ispettrice capo Veronica Quaranta, che nel commissariato del quartiere napoletano di Scampia assicura un presidio costante per le donne che subiscono violenza e per i loro bambini.
La sera, alle 19, per concludere il WeWorld Film Festival, un film-verità di Khadija Al-Salami, yemenita e prima donna regista del suo Paese: “I am Nojoom, age 10 and divorced” è la storia vera del matrimonio forzato di una bambina e della forza con la quale lei riesce a cambiare la propria vita. La regista nel film fa rivivere il proprio inferno e quello di sua madre, costretta a sposarsi ad appena 8 anni con un uomo violento e psicotico.