(Foto Ansa)
Studiare e laurearsi, in fondo, per una ragazza non è poi così importante. Lo è molto di più per un ragazzo, perché sarà lui, quasi certamente, a mantenere la futura famiglia con il suo lavoro. Perché le donne si sentono realizzate solo con maternità, non con il successo e la realizazione professionale. Stereotipi ancora radicati nell'immaginario collettivo del nostro Paese. Convinzioni striscianti, più o meno consapevolmente, nella nostra società. Pregiudizi spesso, purtroppo, alimentati - e non scoraggiati - dalle donne stesse.
In occasione della Festa della donna la Ong WeWorld, impegnata nella difesa dei diritti delle donne e dei bambini in tutto il mondo, insieme a Ipsos pubblica la ricerca "Gli italiani e la violenza assistita". I risultati fotografano l'immagine desolante di un'Italia in cui gli seterotipi di genere sono duri a morire.
Eccoli:
La donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo (il 65% dei rispondenti è d’accordo con questa affermazione)
Per una donna è molto importante essere attraente (62%)
Tutte le donne sognano di sposarsi (37%)
In presenza di figli piccoli è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa coi bambini (36%)
Per l’uomo più che per le donne è molto importante avere successo nel lavoro (35%)
La maternità è l’unica esperienza che consente ad una donna di realizzarsi completamente (32%)
È soprattutto l’uomo che deve mantenere la famiglia (28%)
Avere un’istruzione universitaria è più importante per un ragazzo che per una ragazza (17%)
È giusto che in casa sia l’uomo a comandare (13%)
La ricerca, inoltre, mette a fuoco i comportamenti discriminatori nei confronti delle donne - dalle umiliazioni piscologiche alle vessazioni di carattere economico fino alle varie forme di controllo e soggezione - che per gli uomini italiani sono accettabili e ammissibili:
Fare battute e prese in giro a sfondo sessuale (accettabile per il 19% dei rispondenti)
Fare avances fisiche esplicite (17%)
Obbligare la donna a lasciare il lavoro o a cercarne uno (10%)
Impedire ad una donna qualsiasi decisione sulla gestione dell’economia familiare (9%)
Controllare o impedire le amicizie di una donna con altre persone (8%)
Umiliare verbalmente (8%)
Rinchiudere una donna in casa o controllare le sue uscite o le sue telefonate (7%)
Minacciare o insultare (6%)
Sottrarre alla donna il suo stipendio (5%)
La lotta agli stereotipi di genere deve coinvolgere tutti, uomini e donne. Gli stereotipi, infatti, non appartengono solo agli uomini ma anche alle donne. A spiegarlo è Marco Chiesara, presidente di WeWorld: «Questo dato trova conferma in ciò che ci riportano le operatrici dei nostri "Spazio Donna" dove le attività di empowerment femminile vengono messe in campo ogni giorno per combattere gli stereotipi là dove si pensa che non possano esistere: nella mente delle donne stesse. Riuscire a modificare il modo in cui gli uomini vedono le donne e il modo in cui le donne considerano se stesse è un lavoro duro, ma non impossibile. Sicuramente, perché un cambiamento si realizzi, è fondamentale portare avanti il dialogo con le future generazioni, tenendo sempre presente che anche i bambini e i ragazzi sono spesso a loro volta coinvolti in casi di violenza domestica».