Tra principi e cardinali, alti dignitari e nobili d’antico lignaggio, nel cimitero teutonico del Vaticano, riposano ora le spoglie di un clochard, Willy Herteleer, di origine fiamminga e cattolico praticante. La sua “casa” era il marciapiede di via di Porta Angelica, vicino al colonnato di San Pietro. Appoggiato a un palo della luce, con il suo carrellino della spesa, osservava le persone che passavano e spesso ne fermava qualcuna per esortarla ad andare a messa e confessarsi.
«Willy era una persona semplice e buona, frequentava la chiesa di sant’Anna in Vaticano e andava a messa anche due volte al giorno», racconta monsignor Americo Ciani, canonico della Basilica di San Pietro, che ha celebrato i funerali il 9 gennaio scorso nella chiesa del camposanto che si trova vicino all'Aula Paolo VI.
Willy è morto a Roma il 12 dicembre, circa un mese prima. «Non di freddo», spiega Ciani, «ma di malattia. Soffriva di diabete, nell’ultimo mese e mezzo non mangiava più quasi nulla e aveva perso ventiquattro chili. Non so se fosse subentrato anche un tumore».
Willy ritratto da mons. Ciani, che era suo amico e ha celebrato i funerali
La notizia della sua “insolita” sepoltura è venuta fuori qualche giorno fa, svelata dal Messaggero. Insolita perché un clochard ha trovato posto nel più antico cimitero germanico del Vaticano, costruito dodici secoli fa dopo che Carlo Magno ricevette a pochi passi dalla tomba di Pietro un terreno dal Papa per dare sepoltura ai pellegrini tedeschi della Capitale e ora ospita aristocratici di nazionalità austriaca, sudtirolese, svizzero-tedesca, liechtensteinesi, lussemburghese, fiamminga e olandese.
«Willy, essendo fiammingo, cattolico praticante e morto a Roma, aveva diritto per statuto ad un posto lì», dice monsignor Ciani che era molto amico del clochard al quale ha dedicato due dipinti, un acquerello e un pastello, che lo ritraggono nella sua posa abituale e sono stati posti ai lati del feretro il giorno delle esequie. «L’ho conosciuto perché molto spesso la sera sedeva a leggere fino a tarda notte sotto casa mia in via delle Grazie, tra via del Mascherino e via di Porta Angelica», racconta Ciani, «poi è scomparso per un mese e mezzo perché aveva trovato alloggio in una casa religiosa tra l’Appia e la Tuscolana. Da lì è andato via perché soffriva la restrizione degli orari e delle regole. Ultimamente, dormiva su una rampa che sale da piazzale Dalla Rovere fin verso il Bambin Gesù, dietro l’ospedale di Santo Spirito in Sassia. Quando gli dissi che gli avevo dedicato due dipinti lui era molto contento».
Per essere sepolti nel cimitero teutonico non occorrono permessi speciali né da parte del Papa né della Segreteria di Stato vaticana. «Il camposanto è autonomo», chiarisce il monsignore, «ha un suo regolamento, ricade in zona extraterritoriale anche se si trova dentro lo Stato di Città del Vaticano, ha un cappellano e l’arciconfraternita». Ed è stato proprio un appartenente a quest’ultima, il giornalista e scrittore tedesco Paul Badde, che si è interessato alla vicenda per dare una degna sepoltura a Willy, rimasto nell’obitorio dell’ospedale Santo Spirito, dove è morto, per circa un mese, il tempo necessario per il disbrigo delle pratiche burocratiche.
E papa Francesco ha saputo della storia? «Non so, credo comunque che sarà molto contento», dice Ciani, «perché questa vicenda è in linea con il suo messaggio che è quello di pensare agli ultimi e ai poveri che la nostra società troppo spesso non considera».
Willy, che era un povero clochard vissuto ai margini, ora riposa accanto a nobili e alti dignitari: «e questo», chiosa Ciani, «fa piacere perché, come diceva Totò, la morte è ‘na livella, davanti a Dio siamo tutti uguali. Perché siamo tutti suoi figli».