Nils Muižnieks, commissario europeo ai Diritti Umani.
C’è qualcosa che non va nella politica europea sull’immigrazione? Eccome, per il Commissario ai Diritti umani del Consiglio d’Europa (Coe) Nils Muižnieks. Lo scrive in un editoriale sul sito ufficiale del Coe dall’esplicito titolo “Europa, svegliati!”.
«Lo scorso ottobre – dice – quando 300 migranti affogarono al largo di Lampedusa, ero tra quelli che speravano che quella tragedia sarebbe stata una sveglia per l’Europa. È cambiato qualcosa da allora? Molto poco». L’unica novità positiva è stata Mare Nostrum, che ha salvato finora 141.891 persone, ma che ci si appresta ad archiviare. Tuttavia, anche l’operazione italiana non basta: giusto pochi giorni fa, 700 persone sono morte in due naufragi tra Malta e la Libia.
Secondo il Commissario, il problema non è un singolo intervento, ma tutta l’impostazione al tema che non funziona: «L’Europa – spiega – ha concentrato i suoi sforzi nel rendere più difficile ai migranti raggiungere il continente. Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere, è stata attiva solo nel rinforzare la Fortezza Europa, mentre le polizie europee sono state coinvolte in respingimenti collettivi (push-back) in violazione delle norme internazionali». Inoltre sta anche tornando una pratica in voga negli anni passati, esternalizzare il controllo delle frontiere a Stati terzi: «Così si finanziano Paesi dove manca la democrazia e il rispetto dei diritti umani, purché tengano lontani i migranti dalle coste europee».
Al contrario, secondo il Commissario, «l’Ue dovrebbe garantire vie legali e sicure a quei migranti che hanno diritto a ricevere la protezione internazionale, condividendo la responsabilità tra gli Stati membri». La realtà è infatti ben diversa. Eman, madre di due bambine di 3 e 5 anni, un fratello morto ad Aleppo, è sbarcata in Italia a settembre. Racconta: «La mia casa in Siria è un cumulo di macerie; in Giordania ho fatto domanda di asilo a tante ambasciate europee ma non mi hanno neanche risposto. Non volevo prendere la barca, una mia cugina è morta affogata due mesi fa, ma non mi erano rimaste altre strade».
L’accusa di Muižnieks continua: «Dietro l’unità di facciata mostrata negli organismi europei, gli Stati non vogliono condividere le responsabilità e scegliere la solidarietà. Le leggi attuali permettono di lasciare tutto il carico dei migranti ai pochi Paesi che sono al confine». Se per il Commissario l’Europa non ha risposto adeguatamente alle giuste richieste di aiuto di Grecia, Italia, Malta e Spagna, due casi sono emblematici, quelli di Turchia e Bulgaria. «Ci sono stato – racconta – lo scorso dicembre, nel pieno dell’arrivo di richiedenti asilo e rifugiati in fuga dalla guerra in Siria. La Turchia da sola sta ospitando dieci volte più rifugiati di tutti gli altri 46 Stati del Consiglio d’Europa. E nonostante questo, le sono arrivati ben pochi aiuti». Anche la Bulgaria, un Paese generalmente non esposto a flussi migratori, è stata travolta dall’arrivo dei profughi siriani: nel 2013, i richiedenti asilo sono stati il quintuplo dell’anno prima. «Le autorità – spiega il Commissario – sono chiaramente impreparate nel fornire un’accoglienza decente, ma quasi tutti i paesi europei continuano a usare l’iniquo Accordo di Dublino per rispedire in Bulgaria chi ha raggiunto un altro Stato europeo».
È questo un passaggio cruciale, riguarda un trattato che sta distruggendo le speranze di chi fugge da guerre e dittature. Cosa prevede? Che la domanda di asilo si possa presentare solo nel primo paese in cui un profugo mette piede (leggi in cui gli vengono prese le impronte digitali). Da tempo l’Italia, come la Bulgaria, è diventata una terra di transito: la gran parte dei salvati da Mare Nostrum è andata nel Nord Europa, dove vivono i parenti e soprattutto ci sono migliori possibilità economiche e di integrazione.
Secondo le regole europee, il loro sogno è illegale. Tuttavia, negli ultimi mesi le autorità italiane hanno scelto di non prendere le impronte, lasciando i profughi “liberi” di poter chiedere asilo dove volevano. A Milano, dal 18 ottobre 2013 al 27 agosto 2014 sono passati 21.145 siriani ospitati per una media di 4 giorni nei dormitori che il Comune ha attivato in collaborazione con la Prefettura: a nessuno di loro sono state prese le impronte, con l’eccezione dei 16 che volevano chiedere asilo qui. Del resto, è evidentemente difficile arrivare in barcone in Svezia o in Germania.
Da due settimane, però, dopo accese proteste europee, il Viminale ha emanato una nuova circolare, chiedendo fermezza nel prendere le impronte. Cosa succederà? I profughi schedati proveranno comunque ad andare al Nord, la loro domanda di asilo sarà rifiutata e saranno respinti in Italia, come già sta avvenendo in Bulgaria. A questo punto, secondo le norme internazionali dovremo garantire a ciascuno di loro percorsi di sostegno per un lungo periodo. Il neocommissario dell’Ue all’Immigrazione e agli Affari interni, il greco Avramopoulos, ha detto martedì a Bruxelles: «Il regolamento di Dublino in alcuni suoi aspetti va certamente rivisto, ma non prenderò subito l’iniziativa». Che sia invece il caso di darsi una mossa? Il semestre di presidenza italiana dell’Ue potrebbe essere una buona occasione.