Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 20 maggio 2025
 
dossier
 

Xylella, abbattutti i primi ulivi. Ma non è vero che ce l'ha imposto l'Europa

13/04/2015  La normativa Ue impone di stradicare il batterio e salvaguardare le piante ospiti mentre la Regione Puglia nella delibera del 2013 ha ordinato l'estirpazione delle piante infette per combattere il batterio. Mentre l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e gli esperti avvertono: distruggendo gli ulivi non si elimina la Xylella

Ora che le motoseghe, tra le proteste di numerosi attivisti, sono entrate in azione a Oria, in provincia di Brindisi, abbattendo i primi alberi d’ulivo secolari colpiti forse dalla “Xylella fastidiosa”, come previsto dal piano del commissario all’emergenza Giuseppe Silletti, forse conviene fare un po’ di chiarezza. Ma è vero che è stata l’Europa a ordinare l’abbattimento degli alberi come unica soluzione per combattere la peste del disseccamento che sta falcidiando il Salento? Questo è uno dei leit-motiv che ha contraddistinto l’affaire sin dall'inizio.

I documenti ufficiali però dicono altro. Nella direttiva n. 29 del Consiglio dell’Unione europea dell'8 maggio 2000 sulle «misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità», tra i quali c’è anche il batterio della Xylella, si legge: «È assolutamente necessario proteggere i vegetali da detti organismi, non soltanto per evitare una diminuzione della resa, ma anche per accrescere la produttività dell'agricoltura». Tradotto: la priorità assoluta è cercare di salvare le piante e distruggere il batterio. La Regione Puglia però fa l’esatto contrario e con la delibera di giunta n. 2023 del 29 ottobre 2013 sulle “misure di emergenza” per combattere il batterio prescrive obbligatoriamente «l’estirpazione di piante infette» oltre a diverse misure che vanno dagli «interventi fitosanitari con insetticidi per il controllo dei vettori» ai «trattamenti insetticidi sulle piante ospiti come l’oleandro» fino a non meglio precisate «misure preventive» con «piani di intervento nelle aree urbane, nei parchi e giardini pubblici e privati».

Oria, 13 aprile 2015: un attivista tenta di impedire l'abbattimento degli ulivi
Oria, 13 aprile 2015: un attivista tenta di impedire l'abbattimento degli ulivi

«Abbattere tutte le piante infette»

La Regione Puglia, dunque, giunge alla conclusione che si tratta di “Xylella fastidiosa”, che la soluzione è estirpare le piante e lo comunica all’Europa che recepisce il tutto rendendo tale decisione vincolante per l’Italia. Questo significa che se l’Italia non rispetterà quello che l’Europa ha ratificato – in base a quanto hanno comunicato la Regione Puglia e il Ministero - sarà l’Italia a pagare la sanzione. Il 23 luglio 2014 la Commissione Ue emana quindi la decisione di esecuzione nella quale elenca le misure da adottare per combattere la Xylella, vale a dire la rimozione «al più presto di tutte le piante contagiate dall’organismo specificato unitamente a tutte le piante che presentano sintomi tali da indicare la possibile infezione di tale organismo e a tutte le piante che sono state individuate come probabilmente contagiate».

Più avanti si legge che se viene accertato la presenza del batterio «in una zona ove esso era precedentemente sconosciuto», tocca agli Stati membri inviare «alla Commissione e agli altri Stati membri una relazione sulle misure che hanno adottato o intendono adottare». L’Europa non impone nulla, dunque, ma lascia l’onere delle decisioni al territorio. Il 26 settembre 2014 arriva il decreto del Ministero delle Politiche agricole, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 ottobre successivo, sulle “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di  Xylella fastidiosa” che prevede «l’eliminazione di tutte le piante infette o ritenute tali  sulla base di ispezioni visive che mostrano sintomi ascrivibili a  Xylella fastidiosa senza alcun esame analitico».

Ma è tutta colpa della Xylella?

  

Altra questione: ma è davvero Xylella fastidiosa l’unica causa del disseccamento degli ulivi? Anche qui l’Europa ha dato un parere che consiglierebbe di andare con i piedi di piombo. Nel primo rapporto (un altro è atteso per il 17 aprile) redatto a gennaio dall’Efsa (European food safety authority), l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare fa sapere, in base alla letteratura scientifica sul batterio, che abbattere gli alberi non è una soluzione efficace, bolla come «inadeguato» quanto fatto finora; che per dimostrare che la Xylella faccia seccare gli ulivi è necessaria la prova di patogenicità (postulato di Koch) e che gli ulivi con i sintomi del disseccamento rapido erano in genere colpiti da un complesso di infestanti e da diverse specie di funghi appartenenti al genere Phaeoacremonium and Phaemoniella, e dalla Zeuzera pyrina, un lepidottero; che il ricorso massiccio a fitofarmaci e insetticidi indicato dalla Regione può provocare grossi danni all'ambiente e alla salute dei cittadini poiché gli insetti, a cominciare dalla “cicala sputacchina” su cui viaggerebbe il batterio, sono in grado di ricolonizzare gli stessi territori in breve tempo e di diventare resistenti agli insetticidi.

Inoltre, l’Efsa stigmatizza anche il metodo d’indagine condotto per individuare le piante infette affermando che «la codifica dei campioni e la gestione dei risultati del test non sono semplici né immediate: il codice viene ricopiato a mano diverse volte nel laboratorio, le letture fotometriche sono valutate senza l'ausilio di un sistema codificato di colori per evidenziare i risultati, non esiste un sistema di verifica dell'operato dei tecnici. Tenuto conto dell'alto numero di campioni, le procedure applicate sono suscettibili di generare errori». Insomma, un metodo di analisi un po’ troppo approssimativo. Il 1° aprile scorso in una lettera indirizzata ad Antonia Battaglia di PeaceLink Bernhard Url, direttore generale dell’Efsa, ha precisato che la Commissione Europea non ha mai chiesto a loro «di produrre un parere scientifico sull’eziologia della malattia che ha colpito gli ulivi del Salento, ovvero sul rapporto causa-effetto responsabile del disseccamento rapido delle piante». Ora, però, alla luce di un corposo dossier inviato dalla stessa PeaceLink e da altre associazioni, la Commissione Europea ha chiesto all’Efsa un nuovo urgente parere scientifico sulla questione pugliese al fine di valutare se esistono alternative alla distruzione delle piante infette, come previsto dal piano Silletti.

Un ulivo secolare abbattutto a Oria, nel brindisino
Un ulivo secolare abbattutto a Oria, nel brindisino

Lo studio dell'università della California

A consigliare prudenza sugli sradicamenti, e sul fatto che sia davvero il batterio Xylella a far seccare gli ulivi, c’è anche una ricerca scientifica portata avanti dall’Università della California. Si tratta di uno studio effettuata nel biennio 2008-2010, costantemente aggiornato, e pubblicato di recente sulla rivista scientifica Plant Desease, con il titolo “valutazione dell’olivo come pianta ospitante la Xylella fastidiosa e insetti vettori associati”. «Dimostra», ha spiegato Luigi Russo, presidente del Centro servizi volontariato, «che solo il 17 per cento degli alberi malati con disseccamento rapido sono risultati positivi a Xylella. Poi, nella inoculazione meccanica del patogeno fatta in laboratorio, tutti i dati indicano che il batterio si depotenzia dopo 24 settimane, regredisce, tanto che su 190 piante studiate solo su 4, alla fine, Xylella era presente. Inoltre, dallo studio emerge che l’olivo può rappresentare il rifugio di tutti i vettori che fuggono dagli insetticidi usati sugli agrumi».

«Distruggere gli ulivi non basta»

  

Infine, ad avanzare perplessità sulla reale efficacia degli sradicamenti c’è anche un pool di esperti che stanno studiando il problema. «Sradicare gli ulivi non basta perché anche dopo aver distrutto le piante gli insetti restano nell'ambiente e continuano a diffondere la Xylella», ha spiegato l'esperto di Biologia ambientale Marcello Nicoletti dell'Università La Sapienza di Roma. «È in atto una vera e propria epidemia, da parte di un microrganismo che per circa 30 anni è stato "tranquillo" e che a un certo punto è improvvisamente cambiato», aggiunge.

Le ragioni di questa trasformazione in un super-batterio non sono ancora note: secondo le teorie prevalenti potrebbe essere stata la conseguenza di una mutazione genetica spontanea, per esempio simile a quelle che avviene nel virus dell'influenza, oppure una risposta ad un clima più caldo. Va quindi combattuto direttamente il batterio, insieme all'insetto che è il suo vettore, il Philenus spumarius, comunemente noto come “sputacchina” e molto diffuso. Esistono antibiotici per combatterlo, ma c'è il rischio che alla fine possano rafforzare il batterio, rendendolo resistente. Per questo è importante aggredire anche gli insetti, ad esempio con larvicidi, «ma sempre di origine naturale», e agire poi sul terreno, «modificandolo in modo che fornisca alla pianta il sostegno di cui ha bisogno».    

Multimedia
Xylella, ulivi secolari abbattuti a Oria. La rabbia dei cittadini: "quegli alberi hanno più storia di tutti noi"
Correlati
WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo