La svolta dell’inchiesta della Procura di Lecce sulla Xylella fastidiosa – il batterio presunto responsabile del disseccamento degli ulivi in Puglia – è arrivata venerdì pomeriggio con un decreto di sequestro preventivo d'urgenza di tutti gli ulivi salentini interessati dal piano per l'emergenza e con l’iscrizione nel registro degli indagati di dieci persone tra cui il commissario straordinario per l’emergenza, il comandante della Forestale pugliese Giuseppe Silletti. I reati ipotizzati, commessi nel Salento e nelle zone limitrofe dal 2010 ad oggi, a vario titolo sono di diffusione di una malattia delle piante; violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. I reati sarebbero stati commessi nel leccese e zone limitrofe dal 2010 ad oggi.
Il provvedimento è statoemesso dal procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, e dai pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci ed eseguito dagli agenti del Corpo forestale dello Stato.
Il pm Mignone nel marzo scorso in un’intervista a Famiglia Cristiana aveva fatto il punto delle indagini raccontando dell'assolutà inviolabilità dell'Istituto agronomico mediterraneo di Bari.
Oltre al commissario Silletti, sono indagati Antonio Guario, già dirigente dell'Osservatorio fitosanitario regionale di Bari; Giuseppe D'Onghia, dirigente del servizio Agricoltura della Regione; Silvio Schito, attuale dirigente dell'Osservatorio fitosanitario; Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Vito Nicola Savino, docente dell'università di Bari e direttore del centro di ricerca “Basile Caramia” di Locorotondo (Bari); Franco Nigro, docente di Patologia vegetale all'università di Bari; Donato Boscia, responsabile della sede operativa di Bari dell'Istituto per la Protezione sostenibile delle piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice dello stesso istituto; Franco Valentini, ricercatore dell'Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari). Il sequestro riguarda tutte le piante di ulivo interessate dalle operazioni di rimozione immediata delle piante infette previste in esecuzione del piano Silletti, tutte le piante interessate da rimozione volontaria e tutte le piante già destinatarie di provvedimenti di ingiunzione emessi dall'Osservatorio fitosanitario.
Riflettori puntati anche sulla Monsanto
Nelle 58 pagine del decreto viene ripercorsa l’intera vicenda, a partire dalla prima segnalazione dei sintomi di disseccamento degli ulivi, che risalgono al biennio 2004-2006 e poi nel 2008. All’inizio, però, si attribuirono le cause solo alla lebbra dell’olivo, per la quale, tra il 2010 e il 2012, sono stati anche avviati campi sperimentali “per testare prodotti non autorizzati” per combattere la malattia e per il diserbo degli oliveti con fitofarmaci Monsanto.
Nelle varie tappe viene segnalato il convegno su Xylella dell’ottobre 2010 presso lo Iam di Bari. Secondo la Procura non vi sarebbe prova dell' efficacia delle eradicazioni degli ulivi, anzi l'essiccamento sarebbe aumentato. Si ipotizza invece un concreto pericolo per la salute pubblica con l'uso massiccio di pesticidi, alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: già nel 2008, quando ancora non si parlava ufficialmente di Xylella, nel Salento furono impiegati in quantità pari a 573.465 chilogrammi su 2 milioni 237.792 chili utilizzati in tutta Italia.
Concludono i magistrati che «dal momento dell'evidenziarsi della patologia del disseccamento dell'olivo, senza che fosse stata individuata la causa dello stesso, sono state condotte in territorio salentino una serie di sperimentazioni anche con l'uso di prodotti fortemente invasivi, tanto da essere vietati per legge, in un contesto di grave compromissione ambientale, senza alcun previo studio sull'impatto che tali prodotti avrebbero avuto sull'ambiente e in particolare sulle conseguenze che avrebbero potuto produrre su batteri eventualmente già presenti e silenti».
Al vaglio dei pm di Lecce, inoltre, c'è anche l'attività svolta in ambito scientifico dall'Università di Bari, dallo Iam di Valenzano e dal Centro di Ricerca e sperimentazione in agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo (Bari), che sono, secondo i magistrati, i «protagonisti assoluti e incontrastati nella storia Xylella». Lo studio sarebbe stato gestito in maniera «monopolistica». L'Università di Bari avrebbe individuato inoltre «con estremo ritardo» il batterio Xylella. Secondo i magistrati «la sintomatologia del grave disseccamento degli alberi di ulivo non è necessariamente associata alla presenza del batterio, così come d'altronde non è allo stato dimostrato che sia il batterio, e solo il batterio, la causa del disseccamento». I primi essiccamenti anomali sarebbero stati notati intorno al 2008 nelle campagne fra i comuni di Gallipoli, Racale, Alezio, Taviano e Parabita.
Un approfondimento investigativo è stato effettuato dai magistrati anche sulla «sperimentazione dei prodotti della Monsanto», una multinazionale. Sarebbe emerso che «due società interessate dalle sperimentazioni in campo in Salento (Monsanto e Basif) sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx». Fanno notare gli investigatori della Forestale, nella loro informativa, che Allelyx è l’anagramma della parola Xylella scritta al contrario