L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia, Amnesty International Italia e la Rete Italiana per il Disarmo (RID) chiedono al Governo Renzi di fermare l’invio di bombe e sistemi militari italiani ai Paesi della coalizione guidata dall’Arabia Saudita (con l'appoggio di altri Paesi sunniti della regione) che, per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaydita Houthi, sta bombardando lo Yemen da cinque mesi senza alcun mandato o giustificazione internazionale.
MIGLIAIA DI MORTI
Il conflitto ha finora causato più di 4 mila morti e 20 mila feriti – di cui circa la metà tra la popolazione civile – provocando una catastrofe umanitaria con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti.
In tutto il Paese della Penisola arabica la popolazione si trova in grave penuria di cibo, che sta diventando sempre più raro, e questo minaccia la sopravvivenza dei più vulnerabili.
Come riportato nelle settimane scorse da Famiglia Cristiana (cfr Bombe Italiane sullo Yemen? ) e da tutte e tre le organizzazioni, tra gli ordigni utilizzati in questo conflitto vi sarebbero anche delle partite prodotte in Italia.
IL GOVERNO SOSPENDA LE FORNITURE BELLICHE
«Nonostante l’aggravarsi del conflitto non ci risulta che il governo italiano abbia sospeso l’invio di sistemi militari alla colazione saudita, anzi in questi mesi dal nostro Paese sono continuate a essere inviate bombe e forniture militari per le forze armate dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti», afferma Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia che ha condotto una specifica ricerca sulle recenti spedizioni dall’Italia di bombe prodotte dalla RWM Italia alla coalizione saudita. «Ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città bombardate dalla coalizione saudita ed è quindi altamente probabile che la coalizione stia impiegando anche ordigni inviati dal nostro Paese», conclude Beretta.
Gli ffetti dei bombardamenti a Taiz, in Yemen.
È UNO SCANDALO INTERNAZIONALE
Anche l'agenzia giornalistica Usa Reported.ly ha documentato sulla base di un approfondito reportage di Malachy Browne, che ha fatto il giro del mondo ed è strato tradotto in nove lingue, l'invio di questi materiali nello scorso mese di maggio. Armi trattate dalla sede RWM in Sardegna e inviate dal porto di Genova a membri della coalizione filo saudita.
L’ipotesi concreta che ordigni forniti dall’Italia all’Arabia Saudita e utilizzati in attacchi aerei della coalizione guidata dalle forze armate di Riad causino perdite di vite umane tra la popolazione civile yemenita deve essere motivo di profonda preoccupazione e reazione da parte delle istituzioni italiane.
AMNESTY: CRIMINI DI GUERRA
«Quello dello Yemen è un conflitto che si svolge nel completo disprezzo del diritto internazionale umanitario. Abbiamo denunciato a più riprese come gli attacchi da terra degli Houti e delle milizie loro alleate e, soprattutto, gli attacchi aerei della coalizione a guida saudita, spesso indiscriminati e diretti contro centri abitati e obiettivi privi d’interesse militare, costituiscano crimini di guerra su cui è necessario che le Nazioni Unite istituiscano al più presto una commissione internazionale d’inchiesta», dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
MEDICI SENZA FRONTIERE
A questi appelli si aggiunge anche la presa di posizione della Rete Italiana per il Disarmo che vuole far riecheggiare anche la voce di chi sta operando sul campo come Medici Senza Frontiere, le cui denunce sono state più volte rilanciate da Famiglia Cristiana (“Lo Yemen sta morendo al buio e in silenzio”,“Yemen:una catastrofe umanitaria” e “Msf: una dottoressa Italiana testimone del Massacro”).
Il Governo italiano, nello spirito della Costituzione, anziché esprimere “comprensione” per l'azione militare saudita, ci piacerebbe si occupasse in prima persona di compiere e far compiere passi di distensione e di blocco dei bombardamenti.
VIGNARCA: QUANDO IL MADE IN ITALY È “FUORILEGGE”
«Armi che non avrebbero mai dovuto raggiungere quel teatro di conflitto», sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo, «in quanto la nostra legge sull'export di materiale militare (185/90) vieta espressamente forniture verso Paesi in guerra».
È lecito quindi aspettarsi un blocco immediato ed esplicito di qualsiasi ulteriore consegna di materiale bellico e di un'indagine chiarificatrice dei passaggi e autorizzazioni che hanno permesso l'arrivo in Arabia Saudita di bombe a partire dai nostri porti. OPAL, Amnesty International Italia e Rete Disarmo auspicano una rapida presa di posizione in tal senso del nostro Governo e invitano il Parlamento a sostenere tale richiesta con tutti i mezzi necessari.