E meno male che dice di avere la febbre. Nella sua casa brianzola di Lesmo, che divide con la sorella maggiore Maria Rosa e con il fratello Antonio, Iva Zanicchi è come la vediamo in Tv: un vulcano di simpatia in perenne eruzione. Presenta il suo nuovo disco, In cerca di te, così: «Sono canzoni che se uno le ascolta pensa: questa l’ho già sentita. Però non si cantano più. Uffa, non mi va di spiegarle così. Ora te le canto tutte».
E inizia: «Non dimenticar, che ti ho voluto tanto bene… mannaggia a questo raffreddore. Amore fermati, questa sera non andartene… questa la canto insieme al grande Fred Bongusto. Sola me ne vo per la città…». E così via fino a: «Some day he’ll come along, the man I love… Allora, è un bel dischetto o no?». Sì, lo è. Tanto è vero che ha già regalato a Iva la soddisfazione di entrare nella hit parade dopo parecchio tempo. Lei è sulla breccia da oltre cinquant’anni e sul suo conto circolano due leggende metropolitane. Vediamo cosa c’è di vero.
Fu il grande regista Ermanno Olmi a scoprirla ?
«Non è andata proprio così. Prima di affermarsi, Olmi lavorava all’Edison e veniva nella mia Ligonchio, perché lì c’era un’importante centrale elettrica. Per passione allestiva piccoli spettacoli coinvolgendo gli abitanti del paese. Una volta pensò di creare un gruppo musicale con una cantante. Tutti sapevano che, anche se avevo solo 13-14 anni, ci sapevo fare e così la prescelta fui io. Solo che la sera dell’esibizione si presentò mia sorella maggiore Maria Rosa e riuscì a cantare lei al mio posto. Però qualche tempo dopo partecipai a un concorso radiofonico e una mattina l’organizzatore del Festival di Castrocaro, Gianni Ravera, sentì questa “vociaccia”. Mi spedì una lettera in cui ci tenne a sottolineare: “Non pagherai nemmeno le spese di iscrizione”. Aveva capito che non eravamo molto ricchi…».
I suoi genitori come l’hanno presa?
«Mio padre non era molto convinto. Ma soprattutto in breve diventai l’argomento preferito di discussione nel paese: “Chissà cosa andrà davvero a fare la figlia di Zeffiro a Reggio…”, mormoravano le pettegolone. Finché una domenica a Messa don Cilloni disse. “La figlia di Zeffiro andrà a Reggio a studiare canto. Non voglio sentire più pettegolezzi”. Hanno continuato a farli, ma sottovoce. Allora in paese comandava il prete».
E lei ne ha fatta di strada. Nel 1973 si è esibita pure nel tempio della musica americana, il Madison Square Garden di New York. Come andò?
«Il concerto faceva parte di un tour negli Stati Uniti con Gianni Morandi. Conservo un ricordo bellissimo, perché il pubblico era costituito da veri emigranti italiani che, quando ti ascoltavano, si mettevano a piangere per la nostalgia che provavano per la loro terra lontana. Pochi giorni fa ho fatto uno spettacolo a Toronto con Gigliola Cinquetti: c’erano tanti italo-americani, che ormai sono tutti perfettamente inseriti. Allora invece non era così e capitavano degli incontri straordinari. Una sera mi presentarono il più anziano emigrante italiano: aveva quasi novant’anni e arrivava dal Sud. Mi porse un pacchetto, io lo aprii e dentro trovai un rotolo di carta igienica. Mi spiegò: “Te l’ho voluto regalare, perché lo so che in Italia non ci sta lu gabinetto”. Io gli dissi che, da quando era partito, un po’ di cose in Italia erano cambiate. Ma lui restò impassibile: “Guagliò, pigliate ’sta carta igienica. Questa è una cosa che ti serve sempre”».
Passiamo alla seconda leggenda metropolitana. È vero che Federico
Fellini la voleva per il ruolo della prostituta Gradisca nel film
"Amarcord"?
«Questa è vera. Mi disse che non mi avrebbe fatto un vero provino:
“Ti faccio fare un giro con me e poi vediamo”. Alla fine non mi scelse e
mi spiegò: “Zanicchina – mi chiamava così a me che con i tacchi sono
alta un metro e novanta – tu non sei Gradisca: hai dei caratteri troppo
nobili, non puoi fare la prostituta. Non aveva tutti i torti: forse
perché allora avevo un naso “importante”, potevo davvero sembrare una
nobile piemontese».
A metà degli anni ’80 si è inventata conduttrice televisiva. Ci aveva mai pensato prima?
«No, è nato tutto per caso. Ero una delle concorrenti dello show
musicale di Canale 5 Premiatissima. Una sera non venne un ospite e il
conduttore, Johnny Dorelli, mi chiese di sostituirlo, raccontando
qualcosa della mia vita. Il giorno dopo mi chiamò Berlusconi,
proponendomi di condurre un nuovo quiz: Ok, il prezzo è giusto. “Lo fa
per qualche mese, poi torna a cantare”, mi disse. Sono andata avanti per
14 anni».
A proposito di Berlusconi: dica la verità, non l’ha delusa almeno un po’?
«L’unica cosa che gli rimprovero è il suo desiderio di essere sempre
amato da tutti. Specie in politica, è impossibile. Ma lui, cercando di
accontentare sempre tutti, si è dato la zappa sui piedi: si è presentato
come “l’uomo del fare” e ha fatto poco. Poi si è inguaiato con le
donne, ma ancora oggi, nonostante tutti gli errori, resta l’unico vero
politico che abbiamo e, finché sarà in campo, non lo tradirò».
Nella sua Ligonchio, alle ultime primarie per il Pd, Matteo Renzi ha preso il 92,42 per cento dei voti. Lo voterebbe?
«Ripeto: finché ci sarà Berlusconi, voterò per lui. Quando lascerà,
visto che non ho un’ideologia politica, se mantiene quello che promette,
voterò per Renzi. Purché la falce e il martello spariscano davvero».
Lei è vicepresidente della Commissione sviluppo al Parlamento
europeo. Noi tendiamo a vedere queste istituzioni come qualcosa di
lontano, se non di ostile. Com’è la realtà?
«La realtà è che quando ho iniziato quest’esperienza vedevo l’Europa
come una madre buona che, quando c’è bisogno, aiuta i suoi figli in
difficoltà. Invece mi sono resa conto che c’è una matrigna, la Germania,
che dà gli ordini alle sue Cenerentole. Io credo ancora agli Stati
Uniti d’Europa, ma per ora sono delusa e non so davvero se mi
ricandiderò».
Lei si è sempre dichiarata cattolica. Se avesse di fronte papa Francesco, cosa gli chiederebbe?
«C'è una cosa che mi fa soffrire molto: non poter accedere ai
Sacramenti perché sono divorziata. Ci sto male tutte le volte che vado a
Messa, ma è stato davvero doloroso quando qualche anno fa è morta
mamma. Al funerale, volevo tanto fare la Comunione, ma non ce l’ho
fatta…».
Iva di colpo scoppia a piangere. Ma dura poco. Ci pensa il fratello
Antonio a far tornare l’allegria, stuzzicandola a raccontare
barzellette. Eccone una: «Questa me la raccontava mio nonno. Un uomo
finisce in manicomio, perché crede di essere un chicco di grano. Viene
curato, guarisce e prima di uscire chiede al direttore: “Dottore, io lo
so che non sono un chicco di grano. Ma la gallina lo saprà?”»