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giovedì 12 settembre 2024
 
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Zero colore e abiti scuri, il look (sobrio) del Conte bis

05/09/2019  Grisaglia super istituzionale per i ministri grillini, capitanati da un Di Maio sorridente. Blu elettrico della renziana Bellanova, total black per la neo ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone. Il selfie di Franceschini con i colleghi del Pd

Il giuramento del primo governo Conte il 1° giugno 2018
Il giuramento del primo governo Conte il 1° giugno 2018

Almeno a giudicare dal look, un anno e quattro mesi dopo si conferma l’assioma del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: «Cambiare tutto per non cambiare nulla». Il governo Conte bis che giovedì mattina ha giurato al Quirinale non è tanto diverso dal Conte I che giurò nelle mani di Mattarella il 1° giugno 2018 al termine di una delle crisi più travagliate della storia repubblicana. Allora, di colore, a parte i braccialetti di Gian Marco Centinaio e i calzini a righe blu scuro e azzurro elettrico e la cravatta verde di Matteo Salvini, non se ne vide molto. Grisaglia istituzionale per quasi tutti i neo-ministri con l’abito blu scuro, divisa ufficiale della politique politicienne tanto detestata dai grillini che avevano promesso di entrare nelle istituzioni sì ma per aprirle come una scatoletta di tonno. E invece, look più istituzionale, allora come oggi, non potevano sfoggiare. Di Maio che trasloca agli Esteri ha il sorriso sornione di chi l’ha scampata ancora una volta. I suoi abiti tutti perfettini e precisi sono divenuti proverbiali del suo stile politico. Unica divagazione a fine agosto quando nei giorni caldi della trattativa con il Pd si fece immortalare in giro per Roma con la fidanzata Virginia Saba (presente anche oggi in total look nero) in maniche di camicia, bermuda e sneakers affrontando, come ha scritto Mattia Feltri su La Stampa «la crisi di governo in intonazione stagionale dalla spiaggia di Palinuro, e portandosi un pezzo di personalissimo Papeete a Roma». Come a dire: poco di governo e molto di lotta, in quel frangente almeno. A Ferragosto era (quasi) fuorigioco, adesso si porta una pattugliona di fedelissimi con il fido Fraccaro a controllare il traffico da Palazzo Chigi.

Nel Salone delle feste del Quirinale, comunque, è tutto un film già visto. La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, di stretta osservanza renziana, sfoggia un vestito total blu elettrico con strass. Lo stesso colore del tailleur di Maria Elena Boschi, renziana doc anche lei, che nel 2014 fece tanto discutere i social per i tacchi a spillo. Persino nel giuramento dell’esecutivo Gentiloni, 13 dicembre 2016, a dispetto del periodo non proprio tranquillo, con lo spread sulle montagne russe, si era visto più colore: il rosa camelia della giacca di Beatrice Lorenzin, il rosso di scarpe e borsetta di Roberta Pinotti, il vestito fantasia di Anna Finocchiaro. Stavolta quasi nulla.

Spadafora, che va allo Sport, suda vistosamente prima di pronunciare la formula di rito. Il guardasigilli (confermato) Alfonso Bonafede che giura con la mano sul petto è l’emblema del grillismo di governo: sorriso d’ordinanza, abito rassicurante con gilet e pochette bianca a punta, la stessa preferita dal premier Conte che però dice che con il Movimento 5 Stelle non c’entra nulla. In tutto, la cerimonia dura più o meno venti minuti netti. Comincia il «professore avvocato Giuseppe Conte», poi il segretario del Quirinale Zampetti chiama tutti gli altri ministri. La più emozionata, in tailleur scuro con bordi bianchi, è Paola De Micheli, neoministra alle Infrastrutture (prima donna in assoluto a occupare questo dicastero) e vicesegretaria del Pd. Prima scambia battute con i colleghi e ride tantissimo, poi quando legge la formula del giuramento è la più emozionata e la regia di Raiuno immortala la mano che trema mentre firma. Insomma, sembra una grillina alle prime armi anche se in politica c’è da tanti anni.

Il passaggio di consegne da Giorgetti a Conte e Fraccaro a Palazzo Chigi (Ansa)
Il passaggio di consegne da Giorgetti a Conte e Fraccaro a Palazzo Chigi (Ansa)

Niente tailleur per Paola Pisano, neo ministra dell'Innovazione

Asciutto Federico D’Incà, il primo a giurare, fedelissimo del presidente della Camera Fico, che va ai Rapporti con il Parlamento. Niente tailleur per Paola Pisano, grillina e molto vicina alla sindaca di Torino Chiara Appendino, che si presenta con camicetta bianca e un pantalone fantasia più adatto per un cocktail en plen air a bordo piscina che per un giuramento. Sarà per questo che le hanno dato il ministero dell’Innovazione? Fabiana Dadone, che con le sue 35 primavere è una delle ministre più giovani dell’esecutivo, si presenta completamente in nero, comprese le scarpe e la borsa. Un look da cerimonia funebre più che da giuramento. Toni scurissimi anche per la neo ministra della Famiglia Elena Bonetti.

Giuseppe Provenzano, neo ministro del Sud e vicepresidente dello Svimez, declama la formula con tono solenne. Anche il generale Costa, confermato all’Ambiente, mette la mano sul petto quando giura e saluta i familiari presenti nel Salone delle feste. Elegantissima l'ex prefetta di Milano Luciana Lamorgese, in tailleur pantalone scuro, l’unico ministro tecnico a cui toccherà il compito di smilitarizzare il Viminale. Nunzia Catalfo, neo ministra del Lavoro, è l’unica ad aver optato per un tailleur beige e camicetta nera. S’avvia al tavolo raggiante. Lorenzo Fioramonti che si prende l’Istruzione e ha proposto di aumentare lo stipendio agli insegnanti con i proventi delle tasse sulle bibite gassate tiene il bottone della giacca rigorosamente allacciato come Di Maio al giuramento di un anno e mezzo fa. Un segnale poco grillino, come a dire, niente barricate e avanti.

Dario Franceschini che torna alla Cultura attende di essere chiamato a giurare a braccia conserte, sembra quasi annoiato, della serie: so già come funziona. Oppure: non durerà troppo. Roberto Speranza, quota Leu, si è tagliato la barba e si è fatto i capelli, è l’unico che non legge perché sa la formula a memoria e la declama come un ammiraglio nordcoreano al cospetto di Kim Jong-un. Sfoggia una cravatta rossa. Come a dire che quello che nasce è pur sempre un governo giallorosso. Conte si mette in posa accanto a Mattarella, sorridente e compassato. Franceschini si fa un selfie con la truppa dei ministri Pd tutti sorridenti. Alla fine breve ma frenetico applauso dei parenti prima del brindisi finale. Poi ci si porta a Palazzo Chigi per lo scambio della campanella, che scambio non è perché Conte succede a se stesso. Si rivede Giancarlo Giorgetti che passa le consegne come sottosegretario alla presidenza del Consiglio a Riccardo Fraccaro. Al giuramento del Conte I nel 2018 un fotografo sussurrò al collega: «Tra un anno e mezzo arriva Draghi». Ha azzeccato, più o meno, solo la tempistica.

 
 
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