Il ruolo del chirurgo estetico è spesso associato a operazioni “vacue” e tendenti a soddisfare la propria vanità. In realtà, se ha esperienza e capacità, la sua vera missione è quella di correggere il modificando la forma anatomica verso un aspetto naturale e armonioso. Nulla a che vedere con l’assecondare idee bizzarre. Questi casi non hanno nulla a che fare con la finalità della chirurgia plastica e della chirurgia estetica, anzi rappresentano proprio il confine che non si dovrebbe superare per accontentare le richieste del paziente.
Occhio però al Web. Da uno degli studi più ampi e autorevoli condotti sulla medicina estetica, che ha coinvolto pazienti e medici di 18 Paesi inclusa l’Italia, è emerso che le piattaforme digitali stanno diventando il forum di riferimento per le conversazioni e le ricerche su quest’ambito: il 37% delle persone interessate a un trattamento estetico usa Internet e il 32% i social media per fare ricerche su specifici problemi o trattamenti, il 28% si basa sulla rete per cercare un medico estetico e l’82% degli under 35 americani usa Instagram come principale fonte di informazioni sui trattamenti di medicina estetica. Un vero boom del digital, ma anche tanta autopromozione e contenuti inaffidabili, come emerge da due ricerche condotte negli Stati Uniti sui contenuti pubblicati in rete sulla medicina estetica che hanno evidenziato come i due terzi dei post più in evidenza su Instagram siano in realtà solo autopromozione e che il 40% dei video più popolari su YouTube non è neanche realizzato da medici professionisti.
«Tutta colpa dello smart working e delle conference call, il guardarsi attraverso le telecamere del pc ha amplificato la percezione dei nostri difetti. Sotto accusa: bocca, denti e decolté», spiega il chirurgo Luciano Perrone. che tra l’altro è membro dell’Associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica.
Negli ultimi tempi le continue conference call, i meeting virtuali e i webinar hanno dato vita al fenomeno che in America hanno battezzato come “Zoom Face”: ovvero il guardarsi attraverso la telecamera di un monitor, ha amplificato la percezione dei nostri difetti fisici. Tutto questo, purtroppo, oltre ad aver leso la nostra autostima ha anche determinato un vero boom di richieste di interventi di chirurgia estetica che secondo gli esperti del settore dall’inizio della pandemia ad oggi, ha avuto un incremento del + 30%. «Lo schermo è diventato il nostro specchio 2.0 – continua Perrone - e le principali vittime di questo cambio di paradigma sono state prevalentemente le donne da sempre più attente alla propria immagine».
Il numero totale di procedure estetiche, chirurgiche e non chirurgiche, eseguite in Italia è di 1.088.704 nel 2019. Il nostro Paese si posiziona al 5° posto al mondo dopo Stati Uniti, Brasile, Giappone e Messico con un aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente. In Italia si contano 774.272 procedure non chirurgiche e 314.432 chirurgiche. La Tossina Botulinica e i Filler a base di acido ialuronico si confermano in assoluto i trattamenti più richiesti, sia a livello mondiale che nel nostro Paese, e costituiscono l’80% delle procedure non chirurgiche.
Il motivo principale per cui uomini e donne decidono di sottoporsi a un intervento di medicina estetica è la necessità di sentirsi bene con sé stessi e di affermare la propria unicità. Al top dei trattamenti più desiderati, la correzione delle rughe intorno agli occhi e i trattamenti viso (per il 32% dei consumatori) e il rimodellamento del corpo (per il 53%). In aumento la richiesta di filler e biorivitalizzanticome rimedio al ‘Digital aging’, l’invecchiamento precoce della pelle dovuta alla sovraesposizione alla luce blu dei dispositivi digitali, e per la ‘Maskne’ o acne da mascherina, che, ormai diventata parte integrante della vita, può causare irritazioni e dermatiti dovute all’ambiente umido che si forma al suo interno che può favorire la proliferazione batterica.