«Nella Chiesa non esiste la prescrizione morale». Il cardinale Matteo Zuppi risponde alle domande dei giornalisti nella sua prima conferenza stampa da neo presidente della Cei. Un fuoco di fila sul tema degli abusi, uno degli argomenti principali di cui la 76esima Assemblea dei vescovi italiani ha discusso in questi giorni. Entro il 18 novembre arriverà un report nazionale sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni (2020-2021), ha annunciato il cardinale. Il report sarà effettuato da due istituti universitari di criminologia e di vittimologia. Istituti già individuati ma di cui il presidente della Cei non ha dato i nomi «per questioni amministrative che devono ancora essere messe a punto». Assieme al report di novembre sarà effettuata un’altra ricerca, sul periodo dal 2000 al 2021, che spulcerà tra gli archivi diocesani e quelli della Congregazione della dottrina della fede. E a chi gli chiede perché non andare più indietro il cardinale risponde che «è una questione di serietà, senza nessuna preclusione neanche a valutare casi più vecchi». Anche perché, se per la legge civile c’è la prescrizione, per la Chiesa il tema è morale, di vicinanza alle vittime, «di giustizia e chiarezza». Non solo, proprio partire dal 2000 invece che dal 1945 dice di un lavoro più serio. «Sono casi che ci riguardano da vicino» e che sono anche valutabili meglio. «Giudicare fatti di 80 anni fa diventa difficile, anche capire i criteri di allora e di oggi è complicato». Ma questo non significa chiudere le porte, tutt’altro. Anzi, invita il rappresentante della rete degli abusi, intervenuto in conferenza stampa, a segnalare casi concreti.
Quella che indica il cardinale è una «via italiana» alla prevenzione degli abusi. Una indagine che sarà, oltre che quantitativa, «perché i dati sono importanti», anche qualitativa. Perché, lo ripete più volte, c’è la volontà di non nascondere nulla e anche di fare un «accompagnamento per gli abusatori», tenendo sempre presente, al primo posto «la sofferenza delle vittime».
Tra gli altri temi, oltre al lavoro delle diocesi sul sinodo, «sono arrivati 205 report, sintesi di 50 mila gruppi», Zuppi parla del’impegno sulle due pandemie in corso e, in particolare, su quella della guerra in Ucraina insiste perché non si dimentichino gli altri conflitti di quella che il papa ha chiamato la terza guerra mondiale a pezzi. Non solo, riparte la richiesta perché il nostro Paese firmi il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari. Infine i temi delle morti sul lavoro, della violenza sulle donne, dei giovani, sempre più afflitti da «malattie di relazione».