Il Giro d' Italia 2014 è partito dai cieli d’Irlanda del Nord. L’augurio, che ad alcuni parrà eretico, è che sia un Giro senza imprese eclatanti, perché non ne possiamo più di vedere salite e volate smentite anni dopo. Si vada pure un po’ più piano, si arranchi pure un po’ in salita ma, di grazia, vinca il più onesto. E pazienza se, a confronto del Di Luca sul colle delle Finestre di qualche anno fa, sembrerà Fantozzi al Giro d’Italia. Meglio un Fantozzi oggi che uno squalificato domani. A proposito di Di Luca, stavolta, è a vita. Radiato.  

E allora, se è vero che sarà un Giro che il 24 maggio arriva a Oropa in ricordo di Marco Pantani, sia anche il Giro in cui si ricordano gli errori del passato per non ripeterli
, sia il Giro in cui si cambia rotta. Perché se ancora qualche spettatore alla penultima tappa salirà allo Zoncolan armato di pane e salame per rendere omaggio alla fatica, quello spettatore ha diritto a uno spettacolo ruspante e autentico, pane e salame pure lui.  

E se qualcuno si alza per dire che a pane e salame sullo Zoncolan in bici non si sale, il gruppo, invece di coprire le scuse pietose dei colleghi pescati con le mani nella marmellata, faccia quadrato per una cosa seria: chieda un ciclismo sano a nome di tutti, anche più lento e meno disumano se del caso, ma abbia il coraggio di combattere per salvare sé stesso e il suo mondo, non il sistema a qualunque costo.

Non sarà qualche punto in più di media al chilometro ad allontanare gli appassionati dal ciclismo: chi lo ama vuole vedere uomini, non statistiche. Questo Giro che promette spettacolo anche senza Nibali, perché è equilibrato nell’altimetria, sia il Giro della svolta, dello spettacolo a misura d'uomo:  al limite meglio troppo vero per essere bello, che troppo bello per essere vero.