Signori e Baggio. Da una loro azione arrivò il gol della vittoria contro il Costarica nel 1994.
Vent’anni fa, l’11 giugno 1994, l’Italia fece la sua conoscenza del Costarica (o della Costarica?). Fu l’ultima partita amichevole prima dei mondiali negli Stati Uniti. Si giocò a New Haven, in uno stadio pieno di emigrati italiani. Di quella squadra, oggi è rimasto Demetrio Albertini. Allora era centrocampista titolare della Nazionale, oggi è un dirigente, capodelegazione degli Azzurri in Brasile.
A fatica, con molte incertezze, l’Italia vinse quella partita nel secondo tempo, quando Roberto Baggio inventò un bel passaggio in verticale che consentì a Beppe Signori di andare in gol: 1-0 e molte facce storte al seguito della squadra. Se questa è l’ultima amichevole, ci si domandava in giro, la squadra allenata da Arrigo Sacchi come farà a superare il primo turno, contro Irlanda, Norvegia e Messico? In quella quadra centroamericana giocava Hernan Medford - qualcuno se lo ricorda? – che ci conosceva bene avendo giocato nel Foggia l’anno prima. Ci fu pure un tentativo involontario di autogol da parte di Franco Baresi, che per poco non centrò la sua porta.
Insomma, il cielo era pieno di nuvoloni grigi sugli Azzurri. Tanto che quattro giorni dopo, all’esordio mondiale, l’Italia perse contro l’Irlanda per 1-0. Ora, fermiamoci qui, per dimostrare quanto sia “strano” il calcio e proprio per questo continui a essere bello e impossibile. Dopo quella partita, nessuno avrebbe puntato sull’Italia in finale contro il Brasile. Invece, andò proprio così, con la squadra di Sacchi che perse solo ai calci di rigore, quelli degli errori di Baresi, Massaro e soprattutto Roberto Baggio.
Oggi, sembra passato un secolo anziché vent’anni, l’Italia ha appena battuto l’Inghilterra e viaggia sicura di sé. Il (o la) Costarica è salito/a dal 39° posto di allora al 28° nel ranking mondiale. Nel 1994 era solo una squadra allenatrice, oggi è l’avversaria da battere per proseguire il cammino. Sempre che la nazione dove dal 1949 l’esercito è stato abolito non ci dia un dispiacere. Dicono alcune classifiche (quanto veritiere e scientifiche anziché balzane e stravaganti lo lasciamo alla libertà di chi vuole pensarci) che il/la Costarica sia il Paese più felice del mondo. Non sappiamo se sia vero, però laggiù ci sono anche degli italiani che vi abitano e sono, se non felici, almeno contenti di stare proprio lì.
E siccome il mondo è piccolo, tra i nostri connazionali nel/nella Costarica, c’è anche Fabrizio Poletti. Sì, proprio lui, il terzino destro del Torino che ebbe il privilegio di giocare in quel celeberrimo Italia-Germania Ovest 4-3 del 1970. Poletti, dopo aver giocato ancora qualche anno col Torino, il Cagliari e la Sampdoria, si ritirò, facendo l’allenatore dalle sue parti, in Emilia-Romagna (Suzzara e Faenza). Poi lasciò anche da allenatore e se ne andò a vivere in/nella Costarica. Rintracciato telefonicamente poco prima dei mondiali del 1990, che si giocavano in Italia e che videro il/la Costarica arrivare secondo/a nel proprio girone dietro al Brasile, l’ex terzino del Torino alternò i suoi ricordi di calciatore alle lodi del Paese dove viveva, per lui fantastico, eccezionale, meraviglioso, eccetera.
Siccome a quel genere di entusiasmo corrisponde per reazione un certo sospetto, cercai di informarmi ma... niente da fare: per tutti quelli che erano stati lì, il/la Costarica era un Paese stupendo. Vedremo se lo sarà anche oggi: se l’Italia perdesse, quanti sarebbero disposti a tessere le lodi del/della Costarica?
A proposito, uffa, ma si dice il Costarica o la Costarica? «El Costarica, señor, el Costarica. ¡Seguro!» Eh, già: bastava chiedere…