1928, Uruguay-Italia 3-2: Baloncieri segna il primo gol degli Azzurri nella semifinale olimpica di Amsterdam. Poi, l'Uruguay si scatenerà...
Il calendario mondiale ha avuto pietà di noi. Contro l’Uruguay, infatti, si gioca domani, il 24 e non oggi, il 23. Direte, ma che c’entra? Se avessero giocato oggi, che sarebbe successo all’Italia? Non si sa, ma sappiamo quello che è già accaduto, e non sono cose belle. Ci sono infatti, alla data del 23 giugno, due eliminazioni dalla fase finale dei mondiali a distanza di vent’anni l’una dall’altra, nel 1954 e nel1974. Anni che finiscono col 4 ce ne sono ancora, vero? Per fortuna giocheremo il 24 e non il 23.
Il 23 giugno 1954, in Svizzera, perdemmo proprio coi padroni di casa, una scoppola indimenticabile a Basilea, piena di italiani emigrati. Il regolamento era cervellotico e infatti non fu più utilizzato. Funzionava così: quattro squadre per girone ma le due teste di serie non si sarebbero affrontate tra loro. Il nostro gruppo era così composto: Italia e Inghilterra teste di serie, più Belgio e Svizzera. Girone tosto, vista la presenza dei padroni di casa. Morale: prima partita con la Svizzera, sconfitta azzurra per 2-1 e giocatori furenti contro l’arbitro brasiliano Viana, per un gol annullato a Benito Lorenzi e per altre amenità varie. Ma gli svizzeri perdono con l’Inghilterra e l’Italia batte a Lugano (quasi in casa) il Belgio. Questa la classifica finale: Inghilterra 3, Svizzera e Italia 2, Belgio 1. Dunque, spareggio con la Svizzera. Un po’ troppo sicuri del fatto loro, gli Azzurri credono di aver perso la prima partita “solo” per colpa dell’arbitro. Invece, la Svizzera ci bastona duramente: 4-1 e tutti a casa con la coda fra le gambe.
Il 23 giugno 1974, mondiali in Germania Ovest, dopo aver battuto a fatica Haiti e pareggiato con l’Argentina grazie a un autogol, ci tocca la Polonia. Ci si domanda: chi è la Polonia, questa Carneade? Nessuno sospetta che il calcio stia cambiando rapidamente. Velocità, fisicità e zona stanno per spazzare via il passato del mondo del calcio. Così, crediamo che la Polonia possa essere un boccone alla nostra portata. In più, ci si mette anche tutta quella schiera di poco sportivi che consiglia un pareggio concordato perché va bene a entrambe. Finale: strapazzati da una squadra tra le più belle del mondiale, battuti 2-1 e ancora una volta a casa tra mille polemiche. Insomma, il 23 giugno è un giorno sfortunato, anche se non sono mancate occasionali glorie. Oddio, proprio glorie no, ma quasi.
Come il 23 giugno 1982, ultima partita di un girone che ci vede impegnati contro il Camerun. Pareggio: 1-1 e noi andiamo avanti, verso la gloria della vittoria finale, mentre la squadra africana torna a casa. Poca gloria, in effetti, in quella partita. Troppe voci su un accordo sottobanco, su un pari che per noi era salvifico, ma le accuse non furono mai provate e due giornalisti che tentarono di rilanciarle vennero spennati o quasi. Fatto sta che il 23 giugno non è proprio la data per tentare di vincere. Trasferiamoci di ventiquattr’ore al 24, dunque, e speriamo che gli dei del pallone non ricordino che in quella data, ai mondiali del 1978, il Brasile conquistò il terzo posto proprio con gli Azzurri: 2-1 e tanto amaro in bocca.
Se poi, andiamo a vedere l’avversaria da incontrare, l'Uruguay, c’è un episodio da ricordare, quello del primo incontro con l'Italia. Avvenne alle Olimpiadi di Amsterdam, nel 1928. I mondiali non esistevano e l’Uruguay aveva vinto i Giochi olimpici quattro anni prima. L’Italia affronta i campioni uscenti in semifinale e il pronostico è tutto per i sudamericani. Invece, passa in vantaggio l’Italia dopo nove minuti grazie ad Adolfo Baloncieri, grande regista del Torino e capitano azzurro. Qualche minuto dopo, nuova azione in velocità e salvataggio del mediano Leandro Andrade, ma di mano. L’arbitro non vede e il 2-0 diventa un illusione. Andrade era un giocatore tra i migliori al mondo, tanto da essere soprannominato “la maravilla negra”, il che dice tutto di come si pensava una volta rispetto a certe cose.
Andrade era un mediano appariscente: molto alto, giocava con le ginocchiere per potersi buttare a gambe tese sugli avversari senza farsi male. Era un trascinatore dotato anche di ottima tecnica. Dall’episodio del rigore non dato ecco che cambia la partita. I grandi uruguaiani cominciano a capire come gioca l'Italia e si scatenano: ben tre reti in meno di un quarto d’ora, complice la cattiva giornata del portiere Combi. Ma nella ripresa, con uno scatto d’orgoglio, l’Italia lotta fino all’ultimo, accorcia le distanze con l’ala Levratto e mette paura ai campioni. Che alla fine vincono 3-2 dopo una partita tra le più belle degli anni Venti mentre gli Azzurri escono dal campo applauditi da tutto lo stadio di Amsterdam.
Questo fu l’inizio. Vediamo se domani, scongiurato e passato il terribile giorno 23, ce la faremo a passare il turno. Gli avversari sono gli stessi di quel 1928, il calcio è cambiato tantissimo mentre la fortuna da che parte girerà? Celeste o azzurro?