La quadrilha Matutos do Rei si esibisce nel quartiere di Piquia
Persa anche la finale per il terzo posto, il Brasile si spoglia improvvisamente della “cultura” imposta dai Mondiali per rivestirsi di un’altra Cultura, questa volta con la “c” maiuscola. E così, in questo strano luglio, possono finalmente riprendere le manifestazioni tipiche che nell’ultimo mese hanno dovuto fare i conti con la concorrenza sleale della seleção. Ad Açailândia, nel Nordest del Paese, si assiste alle “Quadrilhas”, musical in grande stile che mettono in scena storie di amore e che, in alcuni casi, affrontano questioni sociali e politiche di attualità. Il mese principe per questi spettacoli è giugno, quando le squadre di ballerini si sfidano in un vero e proprio campionato. Ma non è difficile imbattersi ancora nelle repliche in vari quartieri della città.
Molte comunità approfittano della stagione secca, che proseguirà fino a ottobre, per organizzare la loro festa annuale, chiamata “festejo”. È il caso del quartiere di Piquiá de Baixo, dove questo momento è in calendario per il prossimo 19 e 20 luglio. Per l’occasione, oltre a una Quadrilha piuttosto famosa nella zona, ci sarà un ballo della scuola locale, due rappresentazioni teatrali curate dai gruppi della Pastorale della Gioventù e alcune celebrazioni per ricordare le devozioni popolari tipiche del Nordest. In altre parole, i Mondiali non sono certo l’unica manifestazione che unisce la gente per fare festa da queste parti. E, per dirla tutta, pare che la Coppa abbia pure tolto un bel gruzzolo allo sviluppo della Cultura del Paese. Si sono trovati soldi per costruire ex novo, ampliare o ristrutturare stadi, ma ad Açailândia, città con oltre 100 mila abitanti, per esempio, non è mai stato costruito un cinema, né un teatro. E non esiste neppure una libreria – eccezion fatta per quelle religiose – tanto che per comprare un romanzo bisogna andare alla farmacia del centro. E mentre si possono acquistare riviste che parlano dei Mondiali, non c’è un solo quotidiano d’informazione in tutta la città. Insomma, ho tifato Brasile e non avrei potuto fare altrimenti. Ma adesso, insieme a tutto il Paese, tiro anche un gran sospiro di sollievo per la fine di questi giochi.