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lunedì 27 marzo 2023
 

Come si dice in brasiliano...

L’humour è in pieno stile “british” ma i brasiliani, nonostante il loro sorriso largo e gioioso, sembrano non aver gradito molto. Pietra dello scandalo, un manuale dedicato agli stranieri per “interpretare e tradurre i brasiliani” pubblicato qualche tempo fa da The Economist ma oggi con il Mondiale alle porte utile più che mai per i tanti tifosi/turisti italiani che stanno per volare da queste parti. A finire sotto l’occhio impietoso di due corrispondenti e un blogger che in Brasile vivono e che il Brasile lo vivono tutti i giorni- i britannici Andrew Downie e Dom Phillips e il francese Olivier Teboul- le apparenti contraddizioni del paese del samba. Insomma un vademecum linguistico per non perdersi nella sua giungla, anche di cemento. Del resto il famoso compositore Tom Jobin lo diceva già molti anni fa: “il Brasile non è un paese per principianti”. E allora può tornare utile a due giorni dall’inizio dei Mondiali oltre che far sorridere, la fitta lista di frasi che si dicono ovunque nel mondo, in tutte le lingue ma che a seconda della latitudine assumono significati diversi. Soprattutto nel paese verde-oro. Tanto più utile perché in Brasile stanno arrivando migliaia di nostri connazionali per seguire le partite degli Azzurri.

Lo stile del manuale proposto da The Economist è diretto. Quando ad esempio il brasiliano dice “sì”, lo straniero capisce subito “sì”. Ma bisogna frenare l’entusiasmo. Il brasiliano vuole in realtà esprimere tutta una gamma di significati, che vanno dal sì al no. Si perde invece ogni speranza con il “forse”. Il brasiliano sta semplicemente dicendo “no”. E quando invece, “evento rarissimo”, usa davvero la parola “no” significa “neanche morto, neanche tra un milione di anni, è la cosa più pazzesca che mi hanno mai chiesto in vita mia”.
Quando poi il brasiliano avverte “sarò lì in dieci minuti” lo straniero felice pensa di aver capito “presto sarà qui”. Ma il vero significato è un altro. “Di qui a mezz’ora si alza dal divano e comincerà a cercare per casa le chiavi della macchina”. Infine, quando il brasiliano chiude una conversazione con “Perfetto, ci manteniamo in contatto”, lo straniero capisce “bene, vuole rivedermi”.

In realtà per il brasiliano è come quando l’inglese parla del tempo e ci sono ottime possibilità che i due non si vedano mai più. Insomma l’ironico manuale di The Economist eleva lo stereotipo a battuta, giocando anche su quelle caratteristiche come il calore umano che hanno reso i verde-oro famosi in tutto il mondo. Quanto ti dicono “Un bacio” per salutarti lo straniero capisce, “ho fatto colpo, ci siamo appena incontrati ma piaccio”.
Non bisogna farsi illusioni, vogliono solo dire “ciao”. Attraverso le parole, dunque, ecco ricostruito “l’altro Brasile”, quello in cui migliaia di stranieri ogni anno sono entusiasti di arrivare per poi però smarrirsi spesso in un batter d’occhio. I brasiliani non l’hanno presa tutti bene, ça va sans dire. Nei commenti arrivati al sito della prestigiosa rivista britannica c’è chi si dice “scandalizzato e sorpreso che The Economist dia spazio a visioni così superficiali”.
Gli fa eco Felipe, brasiliano di San Paolo - “Non riesco a capire di cosa stiate parlando”, scrive. Per Ligia, carioca emigrata in Europa, “la lista è corretta ma solo per noi di Rio e Bahia. I paulisti invece sono sempre in orario!”. Per chi si è offeso è doveroso ricordare, comunque, che in calce al manuale chi scrive dice di essersi ispirato alla famosa guida “Per capire gli inglesi”. Come a dire che fino a quando si riuscirà a ridere delle differenze linguistiche e culturali (a partire dalle proprie) il mondo davvero non conoscerà frontiere.


10 giugno 2014

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