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domenica 06 ottobre 2024
 

Dilma e Marcelo si son fatti autogol

Dilma Rousseff, presidente del Brasile (Reuters).
Dilma Rousseff, presidente del Brasile (Reuters).

Che mondiale è un campionato inaugurato da un autogol? Quello di Marcelo. Ma anche quello della Dilma. È il gesto atletico politicamente imperfetto di una presidenta inizialmente eletta sotto tutti i migliori auspici e che ora sembra costretta a puntare sui Mondiali per la rielezione.

Lei, seleccionadora di una nazionale grande quanto un continente. Lei, figlia di una storia di lotte contro la dittatura e per la democrazia, avrebbe dovuto ereditare piuttosto il gioco fine e intelligente di Socrates e invece si trova a specchiarsi in questa sorta di selfie. Un autogol - quello politico - che ha scavato un fossato attorno allo stadio come fosse una fortezza e non le consente di ascoltare la protesta che brucia. Deve rimettere subito il pallone al centro, Dilma, e sperare in un buon risultato fosse anche in zona Cesarini.

Ma vi prego senza trucchi e senza inganno. Perché non vale vincere con un rigore inventato e con qualche aiutino dell'arbitro in stato di sudditanza psicologica. Le sorti politiche di Dilma Rousseff devono dipendere piuttosto da una politica forgiata a partire dalle squadre sociali delle categorie inferiori, da una difesa strenua dell'ambiente senza sudditanza alcuna dalle grandi transnazionali, dalla sua capacità di ricucire un dialogo di fiducia con quel popolo immenso e variopinto che vive in Brasile. Allora sì avrà vinto la sua partita e potrà persino pronunciare un discorso in pubblico senza timore d'essere contestata.

Per quanto creda nel valore dello sport e dell'orgoglio brasileiro per la vittoria di un mondiale di calcio in casa, credo che per il popolo brasiliano il campionato politico sia infinitamente più importante. 


13 giugno 2014

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