La signora Eunice guarda le partite del Brasile con suo figlio e con Dio. Già, questa donna sulla sessantina non si dimentica della presenza di “Lui” al suo fianco. E così ad ogni visita c’è qualcosa da imparare. Prima di quattordici figli, la signora Eunice vive oggi in affitto in una piccola casa fatta di tavole di legno a un centinaio di metri dalla nostra abitazione nel quartiere di Piquiá, città di Açailandia, Nordest del Brasile. Con lei ci sono tre figli: due escono la mattina per andare al lavoro e tornano verso le 17 o le 18, mentre l’altro, di una trentina d’anni di età e con un forte ritardo mentale, resta sempre con lei.
Questa donna non si alza dalla sedia da una decina d’anni a causa di un ictus che l’ha lasciata con metà corpo paralizzato. Eppure non l’ho mai sentita lamentarsi. “Dio si prende cura di me e non mi fa mai mancare niente”, ripete spesso anche in mezzo a una povertà materiale evidente. Ogni volta che passo di là con mia moglie, la signora Eunice ci chiede di leggere e commentare insieme il Vangelo del giorno. “Dio è sempre presente, è là - dice indicando il giardino di casa – e se potessi leggerei sempre la Bibbia”. Solo che non può, perché non è mai andata a scuola e nessuno le ha insegnato a leggere.
Eppure è chiaro che sta scrivendo il Vangelo con la sua vita. Con la sua fiducia incrollabile in un Dio che si prende cura di lei. Con la sua capacità di crescere i figli e di accogliere con un sorriso tutto sdentato chiunque le faccia visita. Nel modo in cui ha imparato ad affrontare le gioie e le sofferenze che la quotidianità non le fa mai mancare. Qualcuno con tanti studi sulle spalle dice che si tratta di una fede piuttosto “semplice”, “immatura”. Personalmente sento di avere bisogno di mettermi sui banchi di scuola della signora Eunice. Per imparare anch’io, un giorno, a guardare le partite con Dio.