Le lacrime sul volto di una giovane tifosa brasiliana.
Scriviamo il vocabolo "tragedia", come è giusto, fra virgolette. Troppo spesso, infatti, il linguaggio sensazionalistico rende straordinari eventi ordinari. Qui si parla della "tragedia" del Brasile, un paese che si aggrappa al calcio, come al Carnevale, per dimenticare la sconfinata miseria della sua gente. Subire la peggiore umiliazione della storia in casa propria, a un passo dalla Coppa del Mondo, è una atroce realtà, che supera la perversa immaginazione.
Ma anche in un mare di lacrime, è bello vedere i tedeschi abbracciare il tecnico rivale Scolari, e scusarsi di avere infierito.
Se lo sport è considerato scuola di vita, è perché insegna a vincere con umiltà, e a perdere con dignità.
Sul piano sportivo, la ferocia agonistica di chi non si accontenta di partecipare, ma vuole vincere la Coppa del Mondo, ad ogni costo. Sul piano sociale, la legittima rabbia di chi è consapevole di gigantesche risorse spese non per i bisognosi, ma per gli stadi. In un contesto del genere, non è facile trovare pagine edificanti, soprattutto sul piano educativo, da raccontare, staccare e conservare. Noi ci proviamo, stando attenti non solo all’andamento delle partite, ma anche al resto, giorno per giorno. Contribuite a questo diario, in caso di qualche lacuna, scrivendomi a info@carlonesti.it. Grazie!