Oleg Salenko, chi era costui? L'autore di ben 5 gol in una partita mondiale: Russia-Camerun 6-1 del 1994.
È giusto stupirsi di fronte all’impresa della Germania contro il Brasile, almeno per le proporzioni del risultato, ma ci dev’essere qualcosa che non funziona a dovere nella memoria di chi commenta le partite in televisione. D’accordo che non si può avere un archivio in testa di tutte le partite delle 19 edizioni passate dei mondiali. Però, prima di sbilanciarsi, è sempre meglio accertarsi dei fatti per non dire castronerie. Per esempio, sono volate affermazioni come «straordinario, eccezionale, magnifico», «mai accaduto prima», «non s’era mai visto», «una semifinale che finisce così è una novità assoluta», e via di questo passo.
In realtà, il 7-1 della Germania al Brasile non è una novità. Anzi, se prendiamo in considerazione le partite in cui una squadra ha segnato sei o più gol, dal 1930 se ne contano 33. Non poche, dunque. I nostri telecronisti e commentatori le definirebbero «incredibili». Ma di incredibile non c’è proprio nulla, anche perché se ce ne sono 33, sono credibili, eccome. E tanto per stare al «mai accaduto in semifinale», proprio nella prima edizione dei mondiali, quella del 1930, entrambe le semifinali finirono 6-1, per l’Argentina contro gli Stati Uniti e per l’Uruguay contro la Jugoslavia.
I nostri telecommentatori, a questo punto, in genere se ne escono con la formula assolutoria: «Era un altro calcio». Cioè? Quei campioni di quell’epoca erano forse meno bravi? Davvero si può credere che se scendessimo in campo noi contro Stabile e Cea, Meazza e Piola, saremmo più forti e abili? Era sì un altro modo di giocare, ma segnare non era semplice come i signori di «era un altro calcio» vorrebbero far credere. Uno di questi signori, a un certo punto, è inciampato nella memoria dicendo che l’Italia vinse 10-1 contro gli Stati Uniti nel 1934, confondendo quella partita con Ungheria-El Salvador del 1982. Gli azzurri vinsero 7-1, proprio come la Germania contro gli Stati Uniti quest’anno.
«Era un altro calcio e non era una semifinale». E allora? Valgono meno i risultati di allora? Solo dalle semifinali in avanti si può dire: «Clamoroso, mai accaduto prima», anche se non è vero? Semifinale del 1954: Germania Ovest-Austria 6-1. Era un altro calcio? Quattro anni dopo, mentre il mondo cominciava a conoscere Pelè, la Francia strapazzò la Germania Ovest nella finale per il terzo posto: 6-3. Per la cronaca, Fontaine segnò quattro gol. Qualcuno direbbe: «Clamoroso, incredibile», ma non è così. Altri calciatori hanno avuto la fortuna e la bravura di segnare ai mondiali quattro reti in una sola partita e c’è perfino Oleg Salenko, russo, che ne ha segnati cinque: Russia-Camerun 6-1. Era un altro calcio? Sì, nel 1994.
Quanto a Miroslav Klose, che ha battuto ogni record con 16 reti totali, miglior marcatore di sempre ai Mondiali, tre li ha realizzati nell’altro calcio del 2002, Germania-Arabia Saudita 8-0. Certo, è clamoroso che il Brasile perda in casa 7-1, lo sappiamo tutti. Ma questi risultati non sono così rari. Qualcuno ricorda il Portogallo di quattro anni fa, quando vinse 7-0 con la Corea del Nord? Altro calcio, vabbè.
Esaurito l’argomento «clamoroso», i nostri grandi commentatori si sono avventurati oltre, chiedendosi: «Dopo un trionfo del genere, riuscirà la Germania mantenere la concentrazione giusta? Cosa dovrà fare per non sentirsi già vincitrice, magari commettendo un errore che le potrebbe costare caro»? Bella domanda: la risposta era lì a portata di mano e riguardava proprio la Germania. Certo, quella di un altro calcio, del 1954, ma a nessun pensatore è venuta in mente.
La Germania, ecco la risposta al quesito, non deve fare come l’Ungheria, la grande Ungheria di Puskas e Kocsis, Hidegkuti e Czibor. Che vinse nel proprio girone contro i tedeschi per 8-3 (quattro reti di Kocsis). Poi, le due squadre si ritrovarono in finale: l’Ungheria, favoritissima, perse 3-2. Oggi, l’Ungheria di Puskas non c’è più. E per rispondere alla domanda dei nostri commentatori basta solo ricordare “l’altro calcio”. Il passato, anche quello più lontano, è esperienza, memoria e possibilità di farne tesoro. Se si vuole. O se si può.