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martedì 08 ottobre 2024
 
Tipi mondiali Aggiornamenti rss Elisa Chiari
Giornalista

Pinilla e la dea bendata

Mauricio Pinilla quando è andato sul dischetto aveva la faccia di uno che sapeva che quel giorno la fortuna ce l'aveva con lui. Brasile-Cile non doveva finire ai rigori. Ma la storia insegna che il Cile in casa del Brasile era come Aureliano Buendia di Cent'anni di solitudine che dette 32 battaglie le perse tutte. Il Cile con il Brasile, in Brasile, sta a 27 (7 pareggi e 20 sconfitte): la statistica diceva male al Cile.

Il campo però no, e infatti il Brasile deve molto (troppo) dei suoi quarti di finale a Julio Cesar. Il Cile non ha dormito, certo ha sognato, Pinilla di più. Non è vero che le partite sono tutte uguali, essere latini e battere il Brasile ai Mondiali in casa ha un sapore diverso.  Pinilla ha passaporto anche italiano, per via dei nonni liguri, e sul campo del Cagliari porta una faccia da gringo al contrario. Al 120°, quando ha tirato una sventola verso la porta, non poteva vedere la massa alle porte dello stadio in maglia verdeoro, ma forse l'immaginava.

Per un pelo Pinilla non ha mandato a casa in lacrime quella folla: si è trovato sul piede la palla del 2-1 e l'ha stampata sulla traversa. Forse nell'economia del Mondiale - e della tensione sociale del Brasile - è andata bene così. Ma Mauricio Pinilla sarà condannato a rivedere all'infinito quella traversa e ogni volta sognerà di vedere la palla scendere di quattro o cinque centimetri, quanto sarebbe bastato a gonfiare la rete. Ma la vita s'incaricherà di ricordargli che nessuno ha il tasto per riavvolgere il nastro del suo film. E dopo gli faranno rivedere il suo rigore parato da Julio Cesar. Ma quello forse Pinilla lo sapeva già: se lo sentiva che la fortuna non l'avrebbe baciato due volte nella stessa gironata. La malasorte invece sì.
 


30 giugno 2014

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