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mercoledì 13 novembre 2024
 

Cercasi lettori per la Messa

Nella città di Açailândia si è fermato proprio tutto con l’inizio della Coppa. Scuole comprese: le superiori si sono prese un bel mesetto di ferie anticipate, mentre le elementari chiudono i battenti ogni volta che gioca la Seleção. Una festa per tutti i ragazzi, naturalmente. Che però ha un retrogusto piuttosto amaro.  A queste latitudini poter imparare qualcosa sembra essere un privilegio per pochi. Il materiale didattico spesso scarseggia, così come accade che i professori non siano abbastanza per garantire l’insegnamento di tutte le materie.  Nelle aree rurali del comune queste difficoltà sono duplicate. Tanto che in alcune zone chi frequenta le superiori non riesce a concludere l’anno da tempo. Funziona così: esiste solo una struttura per quattro o cinque villaggi, distanti anche qualche decina di chilometri tra loro, e dei pulmini passano a prendere gli studenti verso le 18/18.30 di sera e li riportano a casa verso le 22.30/23.  

Peccato che ci siano puntualmente due intoppi. Il primo: le lezioni non iniziano a fine febbraio, come dovrebbero, ma solo a maggio. Secondo: verso novembre o dicembre, con l’inizio della stagione delle piogge e col peggiorare della strada sterrata, il mezzo di trasporto pubblico non passa più, rendendo impossibile a chi non vive vicino alla scuola superare l’anno.   Le statistiche ufficiali dicono che in Brasile sa leggere e scrivere circa il 90% della popolazione dai 15 anni in su. E nello Stato del Maranhão questo valore scende ad appena l’80 per cento.  Il lavoro pastorale con le comunità rurali è complicato, e molto, dalla pessima qualità dell’istruzione. Trovare qualcuno che legga durante una Messa o che possa studiare un catechismo, per esempio, a volte è estremamente complicato. Per un semplice motivo: in alcune aree chi sa leggere e scrivere si conta sulla dita di una mano.   E così, un po’ alla volta, si fa spazio il dubbio che tutto quel verde-oro lanciato negli occhi di chi assiste alla Coppa cerchi solo di nascondere la tanta polvere che esce dai banchi di scuola. O la realtà di tanti bambini che giocano ma che non possono studiare come sarebbe loro diritto. E che fanno festa con la nazionale di calcio, ma con quel retrogusto amaro di cui parlavamo.


24 giugno 2014

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