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lunedì 14 ottobre 2024
 
Libri mondiali Aggiornamenti rss Paolo Perazzolo
Responsabile del desk Cultura e spettacoli

Una famiglia-nazione fondata sul... calcio

Vi siete mai chiesti perché il calcio sopravviva e prosperi a dispetto di scandali, eccessi, episodi tragici di cronaca nera, un giro spaventoso di soldi? Perché, nonostante tutte le sue brutture, continui ad appassionarci? Perché siamo ancora una volta lì, tutti appesi al televisore, a capire se l'Italia batte l'Uruguay e si qualifica alla fase successiva dei Mondiali?

Tenta di rispondere all'arcana domanda Francesca Serafini in Di calcio non si parla (Bompiani), in un libro raffinato che è saggio e narrazione insieme, in cui materiali diversi - dal cinema alla letteratura, dalla cronaca alla televisione - si amalgamano con esiti piacevoli.

In estrema sintesi, l'autrice, appassionata tifosa della Roma oltre che linguista, azzarda questa ipotesi: il calcio è una questione di famiglia ed è il vero minimo comun denominatore del Paese chiamato Italia.

Diciamo subito che l'ipotesi ci sembra convincente. Il calcio è un affare di famiglia, anzitutto: chi può negarlo? A parte il fatto che sempre più donne lo seguono, pensate a come sia materia di condivisione e conversazione fra padri e figli, fratelli, nonni e nipoti... Difficile immaginare un argomento più frequentato, una passione più condivisa di questa.

Secondo passaggio: il calcio è un affare nazionale. Tutto quello che abbiamo detto sul nucleo famigliare vale in scala nazionale. Solo del tempo climatico si parla forse con la stessa frequenza e intensità, perché nessun altro tema è altrettanto comune, in grado di aprire subito un dialogo, di stabilire una connessione.

Qualcuno dirà: tutto vero, però il calcio divide, spesso, più che unire. Obiezione accolta e superata: nel dividerci, ci mettiamo comunque in relazione con i nostri famigliari come con i nostri concittadini, la battaglia individua in ogni caso un terreno comune, un universo affine, un immaginario che ci permette di specchiarci l'uno nell'altro.

Ecco perché nessuna Calciopoli e nessun Calcioscommesse ci disilluderà mai: senza calcio, non sapremmo da dove cominciare...


24 giugno 2014

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