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martedì 12 novembre 2024
 

16 gennaio 2011 - II domenica Tempo ordinario

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Giovanni (1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”.  Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»


Ecco l’agnello di Dio

«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv1,29). Il tempo ordinario si apre, Matteo sarà protagonista con il suo Vangelo dell’annuncio che accompagnerà l’intero anno alla scoperta di colui che nella liturgia odierna Giovanni Battista indica al mondo come l’agnello di Dio. Colui che è venuto nel mondo, è il Verbo incarnato, amore del Padre donato all’umano per ricondurre a casa i dispersi, per dare conforto a quanti hanno invocato un cielo aperto sulle loro piaghe, colui del quale Isaia scrisse: «Luce delle nazioni, perché porti la salvezza fino all’estremità della terra» (Is 49,6).

Il Maestro di Galilea si lascia provocare dal peccato degli uomini e nella sua carne senza colpa subisce l’affondo del dolore del mondo, coglie sulla sua pelle quanto sia dura la vita all’uomo lontano dal Regno, quanto faticosa la storia snaturata dal peccato. Entra nella vicenda umana per raccontare di un Padre tenerissimo, che ha ascoltato il grido dell’umanità in cerca di riscatto: «Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato» (Sal 39,2).

Confuso tra i peccatori, Giovanni lo riconosce come il giusto e lo indica come colui che finalmente risponde alle attese del cielo: «Sacrificio e offerta non gradisci... non hai chiesto olocausto, né sacrificio per il peccato» (Sal 39,7). Tra Giovanni e il Maestro di Galilea si concretizza un dialogo, ora a parole, ora silenzioso, che svela il disegno del Dio della salvezza, innamorato dell’uomo fragile per la sua impotenza, un Dio che rende possibile, per amore e solo per amore, una strada appianata, finalmente ristrutturata, via di comunicazione tra il cielo e l’uomo: «Ecco l’agnello di Dio», «Ecco, io vengo» (Sal 39,8) Giovanni così indica il Cristo, inviato dal Padre, che è pronto alla sua missione, pronto come agnello, pronto a prendersi il carico più pesante per riscattare ogni uomo. Agnello che Giovanni descrive come colui che toglie il peccato, che qui è detto al singolare, diverso dal plurale liturgico “peccati del mondo”.

Il Battista grida nel deserto delle false promesse la nuova avventura che si apre con l’avvento del Figlio che inaugura la vita stessa, una vita senza la prigionia della morte che a causa del primo peccato era entrata nel mondo a contaminarne il sapore. L’agnello inviato dal Padre è ora nella carne della storia per colorare di nuova infanzia, di nuova creazione il vissuto dell’uomo.

E il Verbo si fa carne e tra noi mette dimora, l’ingresso nella vita pubblica del Maestro di Galilea è già potente descrizione del ritmo del suo passo, ritmo di vita per affrontare la morte e ingoiarla per la vittoria, «Per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele» (Is 49,6).


12 gennaio 2011

 
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