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venerdì 16 maggio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

28 agosto 2011 - XXII del Tempo ordinario


Matteo (16,21-27)


In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua».


Una scelta decisiva

«Chi vuol salvare la propria vita, la perderà» (Mt 16,25). Il Maestro usa parole dure per spiegare il senso della sequela. La sua è una proposta che assicura la gioia di una vita nuova, che può iniziare già adesso se lasciandoci sedurre dal Signore, siamo capaci di un rinnovamento interiore. È una proposta che implica una scelta decisiva: pensare secondo Dio e trovare la vita vera o secondo gli uomini e guadagnare il mondo intero.

Certo è una scelta difficile e perfino Pietro, che aveva riconosciuto nel Cristo il «Figlio del Dio vivente » (Mt 16,16), si lascia tentare dalla mentalità del mondo e rimprovera il Maestro, pronto a essere arrestato e ucciso per la nostra salvezza, consigliandogli di lasciar perdere la sua missione e salvare il salvabile.

Un consiglio dato forse in buona fede, da amico, come uno dei tanti consigli che spesso diamo ai nostri ragazzi per aprirgli la strada dell’affermazione sociale, anche a costo di tradire ogni principio etico ed essere motivo di scandalo agli occhi di Dio.

La sequela di Cristo non ammette compromessi, perché l’unica alternativa alla verità è la menzogna e per amore della verità bisogna essere disposti anche a soffrire: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). In questo mondo, dove i valori veri vengono sacrificati sull’altare del benessere materiale, per seguire Cristo bisogna prendere la croce dell’onestà in tempo di corruzione, della solidarietà in tempo di individualismo, anche a discapito dei nostri interessi e correre il rischio di essere emarginati.

Indubbiamente è più facile seguire la mentalità corrente, che andare controcorrente, eppure il Maestro è stato esplicito: «Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà » (Mt 16,25). Paolo, forte del Vangelo, sapeva provocare il mondo del suo tempo, senza concedere sconti alla verità: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente» (Rm 12,2).

In difesa della dignità umana, invitava i cristiani a guardare oltre gli orizzonti limitati del mondo materiale. E mai come nel nostro tempo bisognerebbe gridare con forza il suo monito, che oggi risuona come un grido di senso nel silenzio di significati. Chi, alla sequela di Cristo, si sente liberato da ogni morte è chiamato ad andare oltre la realtà legata alla terra.

Soprattutto ai più giovani, svuotati della loro coscienza e annebbiati dalle droghe, vittime ignare di una mentalità che li vuole tutti uguali, ingabbiati nella cultura del benessere, bisogna ricordare l’insegnamento del Maestro: «Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?» (Mt 16,26).


25 agosto 2011

 
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