Il sincero cammino di ricerca di Magi, gure esotiche che tanto colpiscono l’immaginazione, diventa emblematico: essi partono da lontano, mossi dalla sete di verità. La stella, che li attrae e accompagna nel cammino, è n dall’inizio riferita a Gesù («la sua stella»), meta non ancora conosciuta del viaggio, ma nello stesso tempo è sorta in Oriente; essa, cioè, da un lato appartiene all’ambiente culturale e vitale dei Magi, che con la loro sapienza sono in grado di interpretarla, dall’altro invita ad andare oltre. I Magi si mettono in viaggio senza aver tutto chiaro: hanno solo una direzione da seguire e questo è sufficiente per partire, ma non per arrivare. Chi è in ricerca sa, però, di non possedere tutto e di non avere il monopolio della verità e questo lo dispone all’incontro con altri e con la loro sapienza, allo scambio che permette, insieme, di raggiungere la meta. Così anche i Magi, giunti a Gerusalemme, cercano e si aprono alla ricerca nelle Scritture e alla luce della rivelazione in esse contenuta. I sacerdoti di Gerusalemme, conoscitori ed esegeti di una Parola che non li coinvolge, né li converte, al contrario, non paiono avere l’ansia della ricerca. Tuttavia, proprio da loro e dal patetico Erode, che teme che un infante lo scalzi dal trono, i Magi ottengono l’informazione che mancava e possono così rimettersi in cammino, no al luogo in cui, trovando il Bambino, riconosceranno in lui ciò che stanno cercando e l’adoreranno.