L’attesa si è finalmente conclusa, e sabato sera il popolo delle famiglie ha finalmente incontrato Papa Francesco, nella splendida cornice dello stadio di Croke Park : spalti gremiti, e affollato anche il campo di gioco, con un palco di grande effetto scenografico: una piattaforma allungata in mezzo al campo, con la postazione di Papa Francesco in mezzo alla gente. Il tempo è stato clemente, ieri, e a parte un “leggero e fresco venticello” (provvidenziale, l’acquisto di un cappellino di lana…), la serata è stata “asciutta”, senza una goccia di pioggia, e così la festa è stata ancora più bella. Non così stamattina, al santuario mariano di Knock (che ho seguito per televisione), dove la folla ha atteso sotto la pioggia e il vento l’arrivo del Papa. Anche qui, però, la pioggia ha concesso un po’ di tregua, durante il breve saluto di Papa Francesco e la recita dell’Angelus.
Naturalmente moltissime immagini rimangono nel cuore, Nella serata di Croke Park: in primo luogo la grande familiarità di sguardo e di parole del Papa con le famiglie che hanno offerto la propria testimonianza, provenienti da ogni parte del mondo, sui più svariati temi: dal martirio dell’Iraq alla vita in India, dal Canada all’Irlanda, genitori, figli, bambini, nonni, tutti ascoltati e accolti con calore, per tutti una parola e un sorriso. Persino un selfie, timidamente chiesto da una adolescente e prontamente offerto da Papa Francesco, sotto gli occhi delle telecamere, accolto ovviamente con un boato da tutto lo stadio. Mi ha ricordato la stessa sensazione di “sentirsi a casa propria, in famiglia” di Papa Benedetto XVI, durante l’Incontro Mondiale di Milano del 2012 , quando ascoltava e rispondeva serenamente alle domande e alle testimonianze delle famiglie.
Come sempre, poi, nella festa, la celebrazione della bellezza del canto, della danza (quante danze irlandesi, gioiosamente offerte come orgogliosa testimonianza dell’identità culturale di un popolo… ), dei cori e delle orchestre (non ultimo il prezioso dono di Andrea Bocelli : anche con lui, “applausi a scena aperta”!); ma il momento più emozionante è stato – per me, ma anche per tutto lo stadio – l’esibizione del coro “The High Hopes Choir”, composto da persone con un passato di senza fissa dimora provenienti da diverse città dell’Irlanda, che hanno interpretato con commozione ed intensità un vero e proprio inno alla speranza ( High Hopes, grandi speranze). Un canto armonico, coinvolgente, mentre sui maxi schermi passavano foto di persone che vivono sulla strada, e soprattutto le telecamere esploravano i volti commossi dei cantanti, che mostravano con evidenza i segni di storie passate di difficoltà, di emarginazione, di disperazione, di autoesclusione, Eppure lì, a cantare, a ringraziare per il dono di un nuovo inizio. E infatti, a questo canto, l’intero stadio si è illuminato di migliaia e migliaia di telefonini: il modo con cui tutte le famiglie presenti hanno voluto dimostrare la propria vicinanza e il proprio affetto verso chi riscopre una nuova speranza. Un gesto per certi versi molto più potente e trasparente, nella viva carne di queste persone, delle pur edificanti migliaia di dotte parole delle relazioni, degli interventi, dei documenti scritti.
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Il coro High Hopes canta High Hopes durante uno show televisivo per una raccolta benefica: lo stesso toccante pezzo intonato al Croke Park davanti al Papa
Un altro gesto potente è accaduto stamattina, che ha colpito anche i commentatori televisivi dell’evento: il grande silenzio che le decine di migliaia di persone presenti fuori dal santuario hanno saputo osservare, nella preghiera e nella meditazione, in parallelo con la preghiera individuale e silenziosa che Papa Francesco ha voluto riservarsi all’interno del santuario. Una condivisione potente da parte di un popolo, consapevole che, pur nei ristretti tempi del Papa, si stava celebrando un vero pellegrinaggio alle radici della fede di quel popolo. Mi ha ricordato la grande attenzione che Papa Francesco esige “quando si comincia a pregare”, e anche il momento iniziale del suo pontificato, quella inaspettata richiesta di una preghiera per sé, che ha immerso Piazza San Pietro nel silenzio, all’annuncio della sua elezione. Del resto, lo stesso Papa Francesco nel suo discorso a Croke Park ha voluto ricordare l’importanza della preghiera in famiglia (“insegnate a fare bene il segno della Croce, è il primo Credo che i genitori insegnano ai propri figli”), citando un religioso irlandese: “Families that pray together, stay together”. Le famiglie che pregano unite, restano unite.
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Alcune immagini dell'Incontro del Papa con le famiglie al Croke Park nel servizio CTV