«È stato faticoso», ammette il Papa, «ma è stato un vero dono
di Dio, che porterà sicuramente molto frutto». Il lavoro delle tre settimane di
Sinodo che oggi si conclude, ha portato avanti un sogno: quello di camminare
insieme, «di formare un popolo, di radunarlo, di guidarlo verso la terra della
libertà e della pace». Un popolo fatto di famiglie, come spiega anche il
Vangelo di oggi: dove «ci sono “la donna incinta
e la partoriente”; è un popolo che mentre cammina manda avanti la vita, con la
benedizione di Dio. È un popolo che non esclude i poveri e gli svantaggiati,
anzi, li include: “fra loro sono il cieco e lo zoppo” - dice il Signore. È una
famiglia di famiglie, in cui chi fa fatica non si trova emarginato, lasciato
indietro, ma riesce a stare al passo con gli altri, perché questo popolo
cammina sul passo degli ultimi; come si fa nelle famiglie, e come ci insegna il
Signore, che si è fatto povero con i poveri, piccolo con i piccoli, ultimo con
gli ultimi. Non lo ha fatto per escludere i ricchi, i grandi e i primi, ma
perché questo è l’unico modo per salvare anche loro, per salvare tutti.
Andare con i piccoli, con gli esclusi, con gli ultimi».
Il Papa pensa anche ai migranti. Lo dice
esplicitamente: «Vi confesso che questa profezia del popolo in cammino l’ho
confrontata anche con le immagini dei profughi in marcia sulle strade
dell’Europa, una realtà drammatica dei nostri giorni. Anche a loro Dio dice: “Erano
partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni”».
Più volte il Sinodo ha parlato
di questi drammi, di «queste famiglie più sofferenti, sradicate dalle loro
terre». E oggi «queste persone in cerca di dignità, queste famiglie in cerca di
pace rimangono ancora con noi, la Chiesa non le abbandona, perché fanno parte
del popolo che Dio vuole liberare dalla schiavitù e guidare alla libertà».