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giovedì 27 marzo 2025
 

«Anziani inutili per la nostra società? Siamo a un passo da Auschwitz»

Gentile direttore, stamane ascoltando la radio ho sentito il messaggio di un signore che, riprendendo la proposta di un qualche infelice di obbligare gli ultrasessantacinquenni al lockdown, diceva che tanto «questi non producono niente per la società». Si potrebbe rispondere che i vecchi di ora hanno lavorato una vita intera per garantire ai figli, cioè a noi, il benessere e la pace di cui abbiamo goduto finora senza alcun merito. A me invece si è accapponata la pelle perché mi sono venuti in mente certi ragionamenti (meglio deliri) già sentiti nella Storia, dove a fronte di difficoltà economiche e sociali si è cercato un nemico, un capro espiatorio, anziché ragionare insieme sulle possibili soluzioni. Certo, proteggere i nostri vecchi è un dovere e chi ha più forza e salute deve tutelare le persone più fragili, ma quando si discrimina una categoria per legge (oggi i vecchi, ieri gli ebrei, gli armeni, domani...) si inizia un percorso pericoloso, disumano. Anche se facciamo solo un passo su questo percorso, dobbiamo sapere che alla fine c’è Hitler, c’è Auschwitz. Dovremmo ascoltare le grandi persone di pace che anche in questi tempi difficili non mancano, due per tutti: la senatrice Segre e il nostro Presidente Mattarella.

SILVANO DARDI - Casola Valsenio (Ra)

Grazie per questa riflessione, che condivido. Aggiungo solo che quelli che oggi hanno meno di 65 anni arriveranno anche loro a quell’età e oltre. E forse, in quel momento, la penseranno diversamente. Ci sono però due idee di fondo che portano alla considerazione che hai sentito alla radio. La prima è la tendenza odierna all’individualismo, per cui ciascuno vede solo se stesso e il proprio tornaconto e gli altri sono solo un ostacolo. La cura ce l’ha proposta papa Francesco nella sua ultima enciclica ed è la fraternità, che non solo ci spinge a uscire dall’individualismo e dall’egoismo, ma dà senso e pienezza alla vita umana. La seconda idea che emerge la potremmo chiamare materialismo: solo chi produce vale qualcosa. Eppure l’essere umano vale in quanto tale, ha una dignità intrinseca che nessuno può eliminare. E inoltre, c’è tutta una dimensione spirituale altrettanto importante: pensiamo all’arte, alla musica, alla letteratura, ma anche alla saggezza, all’esperienza, ai valori che gli anziani possono trasmettere alle nuove generazioni.


13 novembre 2020

 
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