BENEDETTI DA DIO, TESTIMONI DEL SUO PERDONO
Gesù li condusse fuori verso Betània
e, alzate le mani, li benedisse.
Mentre li benediceva, si staccò
da loro e veniva portato su, in cielo.
Ed essi si prostrarono davanti a lui;
poi tornarono a Gerusalemme
con grande gioia e stavano sempre
nel tempio lodando Dio.
Luca 24,46-33
Celebriamo oggi l’
Ascensione
del Signore. La prima lettura
e il Vangelo narrano questo
evento, da non interpretare
come il lieto fine di una storia
che s’era messa male, ma
come momento decisivo per la prima
comunità: l’inizio di un tempo nuovo,
in cui il gruppo dei discepoli è chiamato
a camminare, senza nostalgie e senza
fughe sconsiderate in avanti, scoprendo
giorno per giorno gli spazi concreti in
cui riconoscere e
testimoniare il Signore
Risorto. Più che descrivere il modo in
cui Gesù è tornato al Padre, infatti, l’evangelista
Luca vuole comunicarci cosa
l’Ascensione abbia rappresentato per la
prima comunità cristiana.
Guardando più in dettaglio il racconto
di Luca, vediamo che il ritorno
di Gesù al Padre è accompagnato da tre
elementi: un
gesto, un
dono e un
comando.
Il gesto: «alzate le mani li benedisse
»; il dono: «io mando su di voi
colui che il Padre mio ha promesso»; il
comando: «predicate la conversione e
il perdono».
Innanzitutto la
benedizione, un
gesto con il quale Gesù assicura alla
Chiesa – di ieri come di oggi – il suo esserle
accanto nel cammino quotidiano.
Ma questo vale anche per il singolo credente.
La benedizione del Signore mi
assicura che egli è con me, che
guarda
e
accompagna con benevolenza la mia
storia e i progetti che cerco di realizzare
con l’aiuto dello Spirito Santo, cioè di
«colui che il Padre mio ha promesso».
CONVERSIONE. Con la benedizione, Gesù
trasmette ai suoi discepoli anche una
missione, quella che egli stesso un
giorno ricevette dal Padre e che ora affida ai suoi: «Predicate la conversione
e il perdono». Dal momento dell’Ascensione,
dunque, la vita della Chiesa
e quella di ogni credente hanno un
percorso segnato da questo
compito.
Da quel momento, nasce una comunità
che si scopre partecipe della missione
di Gesù, accogliendo il suo invito a
non starsene «a guardare il cielo» (prima
lettura), ma ad andare nel mondo
a
predicare il Vangelo, libera dalle nostalgie
del passato e animata dallo Spirito
del Risorto. Nella misura in cui gli
apostoli accolgono questo invito alla
responsabilità concreta e immediata,
inaugurano il tempo della Chiesa, che
non è tempo di nostalgie infruttuose,
ma di concreta
speranza, anzi tempo
dell’impegno per “dare speranza” a
questo mondo, mediante l’esperienza
– fatta e condivisa – della conversione
e del perdono.
Ma non deve sfuggirci un particolare
nella descrizione di Luca: i discepoli,
invece di darsi subito da fare,
vanno insieme a
pregare nel tempio
di
Gerusalemme. Da lì prende avvio
concreto la loro missione, dalla forza
della preghiera che li sostiene nell’andare
tra la gente a testimoniare Cristo
Risorto, riconoscendolo e servendolo
nei più
bisognosi. Tocca a noi, quindi,
che oggi celebriamo questa solennità,
renderla presente ed efficace nel nostro
tempo.