Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere
battezzato da te, e tu vieni da me?». [...] Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua:
ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come
una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi
è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Matteo 3,13-17
IMMERSI CON CRISTO NEL DISEGNO DIVINO DI PACE E AMORE.
L’episodio è così significativo che, oltre a essere celebrato come una festa liturgica, è stato inserito dal beato Giovanni Paolo II tra i “Misteri della luce” nella recita del santo Rosario. L’espressione “Mistero della luce” significa che questo grande evento di salvezza deve essere guardato con gli occhi del cuore, contemplato da noi come rivelazione abbagliante dell’immensa bontà di Dio che ci parla di sé e ci fa conoscere il Figlio suo Gesù, l’amato e scelto, il mandato nel mondo e nel cuore di ciascuno di noi chiamati a divenire “figli nel Figlio”.
Nel Vangelo di Matteo questo episodio è come una porta che si apre: introduce alla vita pubblica di Gesù, il quale inizia a percorrere le strade del “suo mondo”, la Palestina di duemila anni fa, proclamando e insegnando proprio la stupefacente bellezza di un Dio che è “Padre nostro” e che, stendendo su tutti la sua tenerissima paternità, rivela nello stesso tempo una singolare fraternità capace di legare tra loro, coinvolgendoli nel suo stesso amore, tutti quanti gli uomini.
Ancora più stupefacente e grande (“misterioso” noi diciamo) è l’annuncio che l’essere figli e fratelli non è opera nostra, ma è frutto e rivelazione dello Spirito, è dono che viene dalla misericordia del Padre e che noi possiamo e dobbiamo onorare e preservare da qualsiasi comportamento e gesto di divisione, ingiustizia, odio, violenza…
LODE E RESPONSABILITÀ.
E così la festa di oggi porta con sé motivi di lode e di responsabilità. Anzitutto noi lodiamo il Padre perché non ha tenuto nascosto, ma ha rivelato al mondo il suo Figlio, l’amato, il cui compito e la cui missione siamo invitati noi pure ad accompagnare con la nostra attenzione e la nostra adesione. L’azione di Gesù è tutta rivolta alla manifestazione del bene che il Padre sta realizzando nelle parole che il Figlio dirà e nei segni che compirà: il Vangelo di oggi è un invito forte ed esigente a guardare a lui come vera e unica sorgente di salvezza.
Questo però non basta: siamo invitati a contemplare il Signore che ci chiama a sé come discepoli desiderosi e gioiosi di percorrere la sua stessa via.
Egli si immerge (viene battezzato) nella volontà del Padre e chiama tutti noi, ciascuno per quanto ne avverte la necessità e la chiamata, a immergerci in questa volontà di pace tra il cielo e la terra, di conformità alla “buona volontà di Dio” che si è manifestata già nel Natale del Signore e che ora ci coinvolge attraverso il Battesimo che anche noi abbiamo ricevuto: siamo figli nel Figlio perché discepoli e imitatori di lui, perché lo stesso Spirito che lo avvia alla missione di salvezza fa di noi i destinatari e i testimoni dell’annuncio che ogni uomo può entrare in questa salvezza perché invitato, attratto e conquistato dall'amore di Dio.
Un amore, questo, che null'altro chiede se non di trovare dimora nel cuore di chi si fa attento e ascolta, contempla e risponde all'amore così grande del Figlio che giunge sino alla croce, al sacrificio di sé: per noi!