La storia di Atef Abu Bilal potrebbe anche sembrare comica, se non fosse, sportivamente, drammatica. Il centrocampista era tesserato con una società di quinta serie israeliana, ma è stato sorpreso mentre giocava a calcio anche con una squadra palestinese.
Quando si è scoperto che il giocatore apparteneva, effettivamente, a 2 società di 2 nazioni diverse, è stato squalificato. Rischiava di essere radiato, ma, per un errore del computer, Bilal è stato interdetto dal gioco “solo” per 99 anni, per cui potrà tornare a giocare a 129 anni.
Ora, a parte l’assurdità di una punizione del genere, è giusto che, in casi del genere, scatti una pesante squalifica. A me piacerebbe, però, che la FIFA gli assegnasse un compito, e cioè quello di girare il mondo, più che per denunciare il suo errore, soprattutto per spiegare altro.
Intendo dire come lo sport possa consentire a un atleta di essere accettato sia da una squadra israeliana, sia da una squadra palestinese. Sarebbe, comunque, anche nella colpa, un bel segnale di pace.