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domenica 06 ottobre 2024
 
Libri, il buono e il cattivo Aggiornamenti rss Paolo Perazzolo
Responsabile del desk Cultura e spettacoli

Brandimarte, cercare se stessi inseguendo un pittore

Merita una lettura attenta L’Amalassunta, il romanzo d’esordio del giovane Pier Franco Brandimarte, vincitore del Premio Calvino nel 2014. Perché è un libro raffinato, inusuale, lirico, con il quale si annuncia probabilmente un talento letterario che, fin d’ora, attendiamo alla prossima prova. Prima però diamo il giusto tributo a L’Amalassunta (Giunti).

«Se dovessero chiederle chi è l’Amalassunta, risponda pure, a mio nome, che “Amalassunta è la Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco”». Autore di queste poetiche parole è Osvaldo Licini (1894-1958), artista importante quanto dimenticato del secolo scorso: Licini frequentò la Bologna di Morandi, attraversò la Grande Guerra tornando a casa con una ferita, conobbe Modigliani a Parigi, tornò nel suo paese natale sulle colline marchigiane, Montevidone, insieme alla moglie svedese Nanny Hellstrom, ottenne un tardivo riconoscimento alla sua opera pittorica alla Biennale di Venezia del 1958...

A ricostruire la sua vicenda, in maniera rapsodica, mosso da intuizioni più che da un progetto organizzato, è il giovane protagonista del romanzo, il cui nonno possedeva una barberia proprio a Montevidone. Il ragazzo lascia Torino, la fidanzata e ogni certezza per mettersi sulle tracce di Licini, certo, ma ancor più per cercare sé stesso. Lo capirà anche Nina che lo raggiungerà nel paesino, mettendosi al suo fianco in questa ricerca che è solo apparentemente strana e marginale.

Ciò che Licini cercò nella sua vita coincide con quel che il narratore insegue: il senso dell’esistenza, un approdo dinanzi alla fuggevolezza del tempo e della storia, il bisogno di sentirsi radicati: sentimenti comuni a ogni «cuore un poco stanco».


14 aprile 2015

 
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