L'installazione di 70 sedie nel centro del vecchio Ghetto, il memoriale che ricorda il luogo di raduno e sterminio degli ebrei a Cracovia.
La giornata del 14 Gennaio, si è aperta a Plac Bohateròw Getta, la “Piazza degli eroi del ghetto” dove vediamo un installazione di ben 70 sedie, all’apparenza insignificanti ma che, grazie alla spiegazione di Justine, scopriamo essere piene di significato e dolore. Quella piazza è stata infatti un luogo di raduno e sterminio in quello che era, nel 1941, un ghetto in cui relegare gli ebrei. L’installazione, infatti, si ispira alla storia di una bambina, che durante lo spostamento di massa degli Ebrei, si portava dietro la sua sedia di scuola.
A poca distanza dalla piazza, arriviamo alla famosa fabbrica di Schindler, oggi museo, da cui poi è stato tratto il film “Schindler’s List”. In ogni stanza si poteva percepire il dolore, la rabbia e per quanto sia incredibile, anche la speranza di migliaia di persone. Personalmente, credo che senza l’aiuto di una guida come Justine, non saremmo riusciti a cogliere al 100% tutti gli orrori vissuti.
Dopo una breve pausa vicino al mercato del Ghetto, ci siamo diretti alla sinagoga Renah, una delle due sole attive ancora oggi. Qui abbiamo incontrato ancora gli attori della visita teatralizzata seguita ieri. Questa volta incarnavano gli Ebrei, che una volta confinati nel ghetto, iniziano a realizzare a cosa sono destinati e, spaventati, parlano di come i nazisti non abbiano alcuna pietà, non si fermino davanti a nulla, non gli importi di avere di fronte un bambino o un anziano, un uomo o una donna. A loro diverte farli impazzire, facendo fare flessioni anche ai più anziani o fucilando le persone per strada davanti a tutti i civili, magari solo per non essersi tolti il cappello passando davanti ai militari tedeschi.
È stato straziante vedere come ripetevano tutti all’unisono “tutto si sistemerà”, avendo poi assistito alla fine anche alla loro deportazione.
Dopo una breve pausa in ostello, la sera, abbiamo assistito ad uno spettacolo teatrale, questa volta tra le mura di un vero teatro. Abbiamo visto la storia di una ragazzo omosessuale, Max, che una volta trovato dai nazisti con il fidanzato, assieme a lui è stato messo su un treno. Lì gli è stato spiegato che ognuno di loro veniva segnalato con un simbolo, e che il triangolo rosa, quello degli omosessuali, era il peggiore. Il ragazzo si è trovato costretto dai militari ad uccidere l’amato per convincerli di non conoscerlo. Gli viene così data la stella gialla e classificato, quindi, come ebreo. Nel campo di concentramento il ragazzo viene costretto a fare cose orribili per cercare di sopravvivere, e qui conosce un nuovo ragazzo. Col passare del tempo se ne innamora, ma i due sanno di non poter stare insieme. Max lo aiuta però in tutti i modi, paga per farlo trasferire a lavorare nel suo “settore”: spostare pietre avanti e indietro, senza un motivo, solo per far stancare i prigionieri e farli così impazzire. Purtroppo il ragazzo si ammala e, un giorno, una guardia lo sente tossire e gli ordina di lanciare il proprio cappello sulla recinzione.
A quel punto, noi tutti del pubblico abbiamo trattenuto il fiato: il recinto era spinato e sapevamo tutti cosa sarebbe successo una volta che l’avesse toccato. A questo punto, Max era di nuovo solo nel campo, e la platea già in lacrime. L’abbiamo visto impazzire, continuando a portare avanti e indietro quelle pietre, per settimane, fino a che non è arrivato a toccare il recinto di sua spontanea volontà, stremato da tutto quel dolore.
Difficile credere di quanta cattiveria sia stato capace l’essere umano… Ogni volta pensiamo che quella che abbiamo sentito è la storia peggiore di tutte, poi veniamo stupiti da un nuovo racconto ancora piu orribile. Alla fine torniamo all’ostello con nel cuore tutte queste persone di cui non conosciamo i volti, ma di cui conosciamo bene il martirio.