Sono entrati in scena in giacca e cravatta, con le luci di sala ancora accese, e hanno fissato il pubblico per alcuni lunghissimi istanti senza fiatare.
«Queste sono le guardie!» Ha sussurrato un’anziana signora del pubblico senza rendersi conto di essere stata udita da tutti nel silenzio assoluto della sala. E invece erano i detenuti, per la precisione otto persone detenute nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova che hanno messo in scena “Experti”, uno spettacolo ispirato a “Relazione per un’accademia” di Kafka ideato e diretto da Maria Cinzia Zanellato e Loris Contarini di Tam Teatrocarcere.
La performance è avvenuta all’interno del teatro diocesano Mpx in occasione della prima edizione padovana del Festival Biblico , alla fine dello scorso maggio.
Gli “Experti”, Belhassen, Giovanni, Abderrahim, Aioub, Abdallah, Ahmed, Luca, Temple, Mario, Pietro, Bruno e Mohamed sono prima di tutto persone. Questo è stato il messaggio che gli organizzatori della proposta hanno voluto comunicare al pubblico, per questo i primi istanti dello spettacolo si concretizzano nel guardarsi reciprocamente negli occhi, con le luci piene della sala teatrale.
Uomini che hanno sbagliato ma che attraverso la recitazione, la danza, il mimo stanno affrontando un percorso di liberazione che non è identificabile con la libertà che li attende a fine pena. Un ragazzo straniero che faceva parte della compagnia non ce l’ha fatta, si è tolto la vita qualche mese fa e gli altri attori portano in scena la sua rabbia e il dolore per averlo perso.
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Per cinque di loro è stata la prima volta fuori dal carcere. Un’emozione che ha suggerito di diluire l’uscita in due giornate di prove per stemperare l’irruenza dei sentimenti.
Hanno scritto a
papa Francesco , anche i non cattolici, raccontando il loro percorso di umanizzazione. «L’uomo della colpa è diverso dall’uomo della pena» spiega Mario, condannato all’ergastolo, facendo cenno alla trasformazione del senso morale che è avvenuto dentro di lui.
«Stasera mi sento davvero uomo!» ha esclamato
Aiub mentre, sul palco, liberava i gesti e l’anima in una danza travolgente «ho imparato a volare».
La performance padovana degli “Experti” continua con altri spettacoli fuori dal carcere per sgretolare il pregiudizio che li ritiene necessariamente pericolosi e minacciosi per la sicurezza dei cittadini.
C’è un percorso parlamentare che sta portando all’approvazione di pene alternative al carcere. Se la legge dovesse passare c’è sicuramente bisogno di soluzioni strutturali che la sostengano ma anche di uno sguardo diverso sul carcere, su cui gravano ancora troppe precompressioni. Il mondo del volontariato che oltrepassa le sbarre ci sta già dando lezioni, in merito, da tempo.
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