Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 16 ottobre 2024
 

Catechismo: non diventiamo afoni alle orecchie dei giovani

Ho fatto, come catechista, un percorso con un gruppo di una ventina di ragazzi che ho seguito dai 7 ai 14 anni. Esperienza talvolta faticosa ma bella e interessante, dalla quale ho maturato alcune riflessioni (sono anche madre felice di tre figli). Credo che molti giovani avvertano ancora forte l’attualità del messaggio di Gesù Nazareno, che interroga e parla alla loro vita. Nonostante ciò, il rito religioso, in particolare la Messa settimanale, viene percepito dai ragazzi come noioso, ripetitivo, scarno di significato, vecchio… Credo che accanto a complesse letture sociali, che mettono in gioco il ruolo dei genitori e delle famiglie, ci sia forte anche un problema di linguaggi, di comunicazione, di modalità ecclesiastiche afone alle orecchie dei giovani.

È vero, possiamo accontentarci di dire: aspettiamo che il seme fruttifichi, pregheranno nel silenzio della loro stanza… ma così ci arrendiamo a perdere progressivamente la dimensione comunitaria cristiana, aspetto fondamentale dell’essere Chiesa fraterna, altruista, dell’essere cristiani in relazione con gli altri. E allora penso che a cambiare dovremmo essere per primi noi adulti. Potremmo provare a entrare in ascolto autentico dei vissuti dei nostri ragazzi, tentare di costruire nuove sperimentazioni, senza la presunzione di saper già cosa fare, quali percorsi intraprendere. Immaginare altri spazi, tempi, linguaggi, formule. Parole essenziali, attuali, momenti che, certo, mantengano al centro il benedire e lo spezzare il Pane e che comunichino il fondamento della condivisione e dell’affidarsi a Dio Padre.

ROSANNA

Grazie per questa riflessione, cara Rosanna. Nel Sinodo dei vescovi che si è appena concluso quello del linguaggio, anche nella liturgia, è un aspetto sottolineato da molti, a partire dai giovani stessi. La parola sinodo indica un cammino da fare insieme e perciò c’è ancora spazio per approfondire e mettere in pratica quello che suggerisci. Sottolineo in particolare il tuo riferimento a una dimensione fondamentale della nostra fede, oggi messa in ombra dalla mentalità individualista che respiriamo, e cioè la dimensione comunitaria, relazionale, della vita cristiana, che la liturgia dovrebbe manifestare.

Come fare? Non ho una ricetta da offrire, ma mi hanno colpito alcune indicazioni dell’Instrumentum laboris del Sinodo. Prima di tutto si rileva come, in base alle risposte ai questionari, «i giovani sono sensibili alla qualità della liturgia». Non si tratta, allora, di inventarsi chissà che cosa, ma di far sì che non accada quello che hanno denunciato i giovani stessi nella riunione pre-sinodale: nonostante i cristiani professino un Dio vivente «troviamo celebrazioni e comunità che appaiono morte». La liturgia manifesta se la nostra è una fede viva.

In concreto, segnala ancora l’Instrumentum laboris, molti vescovi assicurano che «dove la liturgia e l’ars celebrandi sono ben curate vi è sempre una presenza significativa di giovani attivi e partecipi». Gli stessi momenti celebrativi, anzi, possono «diventare luogo e occasione per un rinnovato primo annuncio ai giovani». Serve comunque una adeguata formazione liturgica per i ragazzi, per far comprendere la ricchezza e la bellezza della liturgia. Molto dipende anche dall’omelia e dal modo di celebrare di chi presiede la Messa. Troppo spesso è proprio qui che il linguaggio si fa astruso, lontano dalla sensibilità dei giovani, fuori sintonia.


23 novembre 2018

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo