Molto spesso dai giornali veniamo a conoscenza delle porcherie compiute dai religiosi, dai sacerdoti, fino ahimè purtroppo ai cardinali. Per esempio i furti delle donazioni per i poveri e i bambini malati o fare sesso con ragazze o prostitute, o peggio ancora la pedofilia e tante altre oscenità. Non facciamo di tutta l’erba un fascio, però sono troppi coloro che professano una vita esemplare e poi commettono atti impuri. Potremmo dire che giunge a pennello il detto: «Fate quello che dicono, non quello che fanno».
Ma se questi religiosi ci invitano a non peccare perché un giorno dovremo essere giudicati da nostro Signore, che potrebbe compromettere il Paradiso se peccatori, non sarà forse che questi religiosi non credono affatto al Paradiso, alla vita eterna e a Dio stesso? Che siano meno credenti degli atei? Che il loro sia solo un lavoro e non una missione?
VITTORIO ANDREOLI
Credo, caro Vittorio, che tu abbia centrato il problema. Certo, bisogna considerare la debolezza umana, l’inclinazione all’egoismo, al male, il fatto che siamo tutti peccatori bisognosi di perdono. Tuttavia, colpisce l’ipocrisia, il senso di impunità, l’incoerenza tra le parole e la vita di certi religiosi. Sono magari una piccola parte, perché tanti altri hanno una condotta esemplare, eppure fanno molto rumore e creano scandalo nei fedeli. I religiosi hanno una responsabilità più grande, ma i cattivi esempi riguardano ogni cristiano, che invece dovrebbe testimoniare con la sua vita l’amore di Dio. Mi viene in mente, a questo proposito, l’epigrafe del romanzo Groviglio di vipere di François Mauriac. Parlando del protagonista, l’autore francese scrive: «Tristi passioni gli nascondono, durante la sua tetra vita, la luce che gli è tanto vicina, sebbene un raggio talvolta lo tocchi, quasi lo bruci. Le sue passioni… e soprattutto i mediocri cristiani che l’osservano e che lui stesso tormenta, gli nascondono questa luce. Quanti tra noi respingono così il peccatore e lo allontanano da una verità che, attraverso essi, non risplende più!».
Tornando ai religiosi incoerenti e incancreniti nel male, ho anch’io l’impressione che siano sostanzialmente atei. Non solo perché non temono il giusto giudizio di Dio, ma perché danno l’idea di non conoscere davvero il suo amore. C’è anche l’attaccamento al potere, la corruzione dell’egoismo, il ministero ridotto a “lavoro”. Serve tanta preghiera, perché Dio tocchi il cuore di queste persone.