Qui credo sia necessaria la distinzione che spesso viene effettuata proprio in questa rubrica. Lo sport business, con i suoi stadi gremiti, che determinano una grande aggregazione di persone attorno ad una sorta di fede laica, quale può essere definita il tifo, è chiaro che non piace affatto ai terroristi.
Loro vogliono colpire proprio i simboli di un certo modo di vivere occidentale. Ma lo sport nei suoi valori di base, e cioè rispetto dell’avversario, rispetto delle regole, e spirito di squadra, che non tiene conto delle differenze di qualsiasi tipo, dal colore della pelle alla religione, è chiaro che è uno dei massimi esempi di convivenza civile e democratica.
In Italia, è in programma uno stanziamento di 100 milioni di Euro, per costruire impianti sportivi nelle periferie. Perché? Perché è evidente che togliere i ragazzi dalla strada, e consegnarli allo sport, significa, da una parte, consentire loro di esprimere in modo salutare l’aggressività, e dall’altra educarli ad una disciplina, che prevede l’allenamento della volontà, lo spirito di sacrificio, e la capacità di saper perdere. Se sono state sospese Belgio–Spagna e Germania-Olanda, e se è stato fermato il campionato belga, è perché sono arrivati segnali inequivocabili di allarme, e certamente non perché lo sport si debba piegare, dinanzi al terrorismo.