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lunedì 07 ottobre 2024
 

Chi accusa il Papa di cercare visibilità è in mala fede

Sono molto amareggiato per le parole “insultanti” verso il Papa di una prestigiosa firma del Corriere della Sera, che ha scritto: «II profitto non è lo sterco del diavolo, come predica, male, il Papa gesuita, pauperista, demagogo e vanesio alla perenne ricerca di visibilità mediatica». I “comunisti” non mi sono mai piaciuti quando erano arroganti nelle piazze e in Parlamento. Ma ora il vero pericolo sono i sostenitori di un capitalismo senza cuore, ex atei devoti per i quali la religione va bene fino a che non tocca i soldi, che sono sacri. Riconosco a Famiglia Cristiana, che leggo da quarant’anni, di non aver mai ceduto alla seduzione di tanti personaggi usi a difendere i valori cattolici, a patto che non si mettesse in discussione il “dio danaro” e il potere. Sempre pronti, questi signori, a insegnarvi come essere cristiani veri, talvolta – e spiace dirlo – col sostegno di qualche eccellenza che, in questi vent’anni, ha chiuso occhi e orecchie su tante malefatte e immoralità.

CESARE

Le parole del Papa mettono in crisi sistemi politici e logiche economiche che non hanno a fondamento il bene comune e la dignità della persona umana. Non si tratta di essere “pauperisti” o “populisti” per suscitare le simpatie delle folle, di cui papa Francesco non ha affatto bisogno e non cerca. Nella sua recente Esortazione apostolica, Evangelii gaudium, egli ha richiamato l’attenzione contro il «predominio del denaro», da molti considerato come «il vitello d’oro». E ha condannato «un’economia senza volto e senza scopo veramente umano». Chi difende l’autonomia assoluta dei mercati e delle speculazioni finanziarie, scrive ancora il Papa, «crea un mondo dove i guadagni di pochi crescono esponenzialmente e quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere della minoranza felice». Nessun pregiudizio verso i soldi. Anche lo “sterco del demonio” può essere un ottimo concime se usato per le opere di bene.


12 dicembre 2013

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