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giovedì 08 giugno 2023
 

Com'è difficile trovare i terroristi ebrei

Il piccolo Alì, bruciato vivo nella sua casa.
Il piccolo Alì, bruciato vivo nella sua casa.

Ho aspettato qualche giorno per sicurezza, ma già sapevo come sarebbe finita: della morte di Reham Dawabsheh, 26 anni, insegnante, non ha parlato quasi nessuno. E quei pochi, con qualche riga.

Chi era Reham? La mamma di Alì Saad e la moglie di Saad, 34 anni, come lei assassinati da un gruppo di coloni ebrei che hanno attaccato la loro casa a colpi di bombe molotov. Il piccolo Alì Saad impiegò poche ore a morire, il padre due settimane. Lei ha dovuto soffrire un mese, con ustioni sull'80% del corpo, prima di cedere. Adesso in ospedale c'è l'altro figlio: ha 4 anni, non si sa che fine farà.

A un mese dalla strage nessun ebreo isrealiano è sotto accusa. Certo, c'è una ventina di noti estremisti, attivi da anni, sottoposti a "detenzione amministrativa". Ma nessuno di loro è imputato per il delitto, che al momento risulta commesso da "ignoti". Il premier israeliano Netanyahu era stato molto deciso con le parole e aveva subito definito "terrorismo" l'attacco contro la famiglia palestinese. Purtroppo alle parole non sono seguiti i fatti. Il che è piuttosto sorprendente, perché l'attacco (condotto da più persone, che si sono pure attardate a fare scritte anti-palestinesi sui muri) è avvenuto nei "territori occupati" che, proprio perché tali, hanno una forte presenza dell'esercito israeliano, alla quale sicuramente si affianca quella dei servizi segreti. Sui gruppi estremisti degli ebrei israeliani indaga inoltre da tempo (da prima di questa strage) anche lo Shin Beth, il servizio di sicurezza interno. Ma per ora... niente. A quanto pare la caccia ai terroristi palestinesi è molto più agevole di quella ai terroristi israeliani ebrei.

Nel giugno 2014, quando un gruppo di miliziani affiliati ad Hamas aveva sequestrato e assassinato nei pressi di Heborn tre studenti ebrei (Eyal Yfrah, 19 anni, Gilad Shaar, 16 anni e Naftali Fraenkel, 16 anni), alle forze di sicurezza di Israele erano occorse poco più di 24 ore per comunicare i nomi dei colpevoli, che erano poi stati braccati e uccisi verso la fine di settembre. Nel caso della famiglia palestinese, a quanto pare, le cose vanno più a rilento.  
  

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

13 settembre 2015

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