In riferimento alla lettera pubblicata da Famiglia Cristiana n. 11 dal titolo “La burocrazia anche in chiesa?”, credo che essa in fin dei conti sia un’osservanza esagerata e inflessibile dei regolamenti quando vengono osservati negli aspetti formali. Sono stato per 36 anni un dipendente pubblico e, pur svolgendo la mia mansione nell’ossequio e nell’osservanza dei regolamenti, ho sempre cercato di avere una certa elasticità nella loro applicazione. Lo snellimento della burocrazia è dovuto alla mentalità e alla professionalità dei propri funzionari e non al rigore delle leggi. ANTONIO DE MARCO
Il vocabolario Treccani spiega che la burocrazia, tra gli altri significati, può indicare «il potere assunto dalla massa dei funzionari, e soprattutto la lunga e complessa serie di formalità e procedure, spesso avvertite come eccessive e inutili, attraverso cui una pratica deve passare per essere portata a termine». Qualcun altro la definisce un male necessario. Non sono completamente d’accordo. Secondo me è un bene necessario perché essa, nella sua funzione originaria, ha lo scopo di conferire ordine e regolarità ad alcuni atti umani, soprattutto quelli che hanno a che fare con le istituzioni (civili e religiose), e a darne certezza giuridica in epoca postuma al loro compimento. Così è anche per le nostre parrocchie, a cui spesso ci rivolgiamo per avere dei certificati.
Proprio per renderla più umana, essa va, però, resa snella, come dice Antonio, e quindi umana attraverso operatori saggi che la rendano un servizio ai fruitori e non un peso caricato sulle loro spalle.