I Vangeli sinottici sono chiamati così perché hanno alcuni brani in comune che possono essere sovrapposti, avendo attinto dalle stesse fonti, sono caratterizzati da notevole parallelismo e affinità. Il più antico è quello di Marco, poi c’è Matteo e infine l’evangelista Luca, che però si distingue dai primi due perché dedica due interi capitoli alla madre di Gesù. L’evangelista Luca scrive nell’incipit del suo Vangelo che conosce gli altri scritti, ma ha fatto un’accurata ricerca di fonti e probabilmente ha avuto modo di ascoltare la Madonna e di attingere proprio da lei alcuni particolari inediti che ci consegna. Ecco come inizia il suo Vangelo:
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. (Lc 1,1-4)
Luca era un medico siro-antiocheno, discepolo di Paolo, compose il Vangelo in Acaia e morì a 84 anni in Boezia. Il suo Vangelo è stato scritto tra il 75 e l’85 d.C. e ci consegna Maria sempre presente nella vita di Gesù, a partire dall’annunciazione, alla visita alla cugina Elisabetta, all’episodio della presentazione al tempio e dello smarrimento di Gesù dodicenne e poi la vita di Nazareth, il tempo in cui Gesù stava loro sottomesso – a Giuseppe e a Maria – crescendo in sapienza, età e grazia; Maria è presente durante la vita pubblica di Gesù e anche sotto la croce nel momento della sua morte. Luca ha composto anche gli Atti degli Apostoli e la presenza di Maria è fondamentale per tenere uniti i discepoli nel momento del loro smarrimento in attesa della Pentecoste che dà inizio alla vita della Chiesa.
Prendiamo alcuni punti specifici che ci consegna l’evangelista Luca per individuare alcuni aspetti che hanno permesso a Maria di rimanere sotto la croce in un momento difficilissimo, quando – come può capitare anche a noi nella vita di tutti i giorni – sperimenta l’essere di fronte all’impotenza e al fallimento, vivendo forse uno dei dolori più grandi che esistano, quello di perdere un figlio.
Maria riceve l’annuncio e non aspetta i giorni del parto restando a casa sua, non si crogiola nella grande gioia, pur vivendola, pur essendo ricolma di Grazia, ma si alzò e si diresse in fretta verso la cugina Elisabetta. Il testo scrive precisamente che prese la ferma decisione di andare verso di lei, un po’ come Gesù, quando si diresse con decisione verso Gerusalemme. Questo alzarsi è importante. Così come lo è la metafora del viaggio. Maria si incammina. Maria si mette in viaggio. Maria compie un viaggio di oltre 100 km fisici che sono però anche un viaggio simbolico; infatti, indica il viaggio di una vita intera che si prepara ad essere Madre di Dio e contemporaneamente anche discepola di Gesù. Quando arriva dalla cugina Elisabetta, Maria riconosce l’opera di Dio che si compie in lei cantata nel Magnificat e riconosce l’opera di Dio nella cugina Elisabetta. Si tratta però per entrambe di un’opera complicata – proprio come avviene nelle nostre vite – perché nulla è mai semplice e facile: l’annuncio della nascita di Gesù espone Maria al rischio della lapidazione e anche la cugina Elisabetta deve fare un parto in età avanzata. Maria ci insegna a metterci in cammino, ad alzarci.
Maria ci indica poi un altro segreto della sequela autentica, ovvero il metterci a servizio. Maria è la donna del servizio, Maria è la donna della gioia ed è anche la donna che non si ferma mai, ma che è sempre in un cammino e in movimento nella vita. Nella vita spirituale chi non va avanti va indietro. Ecco perché bisogna sempre cercare di essere in movimento. Un altro aspetto interessante è che Maria è la donna del silenzio: pur essendo coraggiosa, pensiamo al dialogo con l’arcangelo Gabriele, dove chiede com’è possibile che divenga madre, un tratto specifico che ci viene trasmesso è che lei serbava tutte le cose che avvenivano nel suo cuore, in un silenzio abitato dall’amore e dalla fiducia in Dio. Ci sarebbero tantissimi altri aspetti che potremmo analizzare e imparare grazie al “dipinto” che Luca ci dà di Maria, ma fermandoci qui impariamo da Maria questi aspetti concreti e da lei vissuti perché nella vita non ci si improvvisa per riuscire a rimanere sotto la croce ma bisogna imparare ad alzarsi e a mettersi in cammino sempre e a vivere il dono di sé nel servizio.