Cara Asia, mi permetto di darti del tu, perché potresti essermi figlia, e di scriverti pubblicamente in prima persona, cosa che nei giornali non si fa in genere. Ma in un blog è permesso. Lo faccio perché quando ho letto dei tuoi post travolti da messaggi violenti, ho avuto un attimo di smarrimento, ho pensato di chiudere il blog. Ho cominciato a dubitare che avesse ancora un senso intitolare un blog Le regole del gioco in una realtà, in cui ci sono persone (persone?) che, anonimamente e gratuitamente, si permettono di infierire sulla fatica di una giovanissima impegnata a guarire da una malattia impegnativa come la tua.
Sono comportamenti che negano ogni regola: morale, civile, semplicemente umana. Si resta senza parole per lo sgomento. Ma poi mi sono detta che il tuo video, la tua musica, la tua fatica quotidiana, meritano di meglio rispetto a un silenzio di resa. Dire qualcosa sulle regole a questa gente temo non serva a molto, non capirebbero. Però ci sono gli altri che devono decidere da che parte stare, se con loro o con te. Perché non ci si può specchiare stando in mezzo, perché schierarsi a volte fa parte del gioco della vita, per non finire perduti tra gli ignavi. È Liliana Segre, che di odio subito se ne intende, a dirci che l'indifferenza pesa quanto l'odio perché ne diventa complice, perché impedisce di isolarlo. A loro chiedo di seguire l’esempio della più alta carica dello Stato, il presidente Mattarella, che si è schierato per primo con te, e di rendere la tua immagine, la tua forza, il tuo video virali. Di sommergere chi semina odio con la tua voglia di vita. Non ti curar di lor, ma guarda e passa, Asietta. Resisti e torna presto a riveder le stelle.