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venerdì 04 ottobre 2024
 

«Consigli d'acquisto solo per i ricchi? Non c'è coerenza»

Buongiorno don, fin da piccola Famiglia Cristiana fa parte della nostra casa, prima dei miei e poi della mia. Niente da eccepire sui tanti articoli molto belli, ma sono molto arrabbiata perché, mentre leggo su FC 30 articoli su Gaza e Mozambico (e in altri numeri su povertà e famiglie che faticano ad arrivare a fine mese…) si passa poi alla rubrica “Vita in casa”. Ma quale casa? Quella dei ricchi forse: borse a 200 euro, abiti su misura che vanno dai 1500 euro in su. Non c’è coerenza…

R.G.

Cara amica, quello che ispira Famiglia Cristiana nella scelta dei contenuti, che posti accanto possono apparire incoerenti, ce lo indicava il fondatore della Società San Paolo (editore della rivista), don Giacomo Alberione: «Parlare di tutto cristianamente».

Un’ispirazione che viene da san Paolo, che nella Lettera ai Filippesi scrive: «Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (4,8). Precisato che, come scelta editoriale, più spesso le pagine della “Vita in casa” illustrano prodotti a misura di tutte le tasche, credo che guardare un bell’abito o una borsa o delle scarpe di alta moda non sia di per sé un “peccato”: può fornire ispirazione per prodotti di fascia più bassa (con il rischio però di finire nella trappola del “fast fashion”, su cui la nostra Laura Bellomi ha fatto una bella inchiesta su FC 25), senza trascurare il bello che trasmette.

La sfida è tenere insieme le cose più leggere con le tragedie dell’umanità, perché le une non escludono le altre. A meno che non si pensi a priori che l’interesse (ovviamente non morboso) per ciò che è superfluo sia di per sé deprecabile, soprattutto quando c’è la guerra e i bambini muoiono di fame.


29 agosto 2024

 
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