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venerdì 18 aprile 2025
 

Contro chi ruba i fiori dalle tombe

Alcuni giorni fa è mancata un’anziana zia. L’abbiamo seppellita in un bel cimitero di un paesino dell’Oltrepò. Dopo la sepoltura abbiamo fatto un rispettoso giro tra le tombe. Mia figlia ha trovato sulla lapide di un giovane (molto ben tenuta e ricca di fiori e piante) un cartello scritto a macchina, protetto da una busta di plastica e posto in evidenza, che diceva più o meno così: «Tu che rubi i fiori dalle tombe, spero che i prossimi che ruberai tu debba usarli per il tuo funerale». Capisco la rabbia per il furto. Ma una scritta così in un cimitero cristiano?

COSTANZA

Basta una piccola ricerca su Internet e si scopre che il fenomeno dei furti nei cimiteri è diffuso in tutta Italia. Non solo di ori, ma anche di candele e di altri oggetti. Dal punto di vista civile si tratta di un furto e molti Comuni si stanno attrezzando con telecamere di videosorveglianza o facendo appostare dei vigili in borghese. Come interpretare il fenomeno? In fondo, il gesto sacrilego di sottrarre qualcosa da una tomba altrui non è molto diverso dal cartello che augura al ladro di morire presto. Anche se l’amarezza di chi ha subito il furto è comprensibile, c’è dietro la stessa difficoltà a comprendere il senso della commemorazione dei defunti: è un segno del nostro affetto, del legame che ancora ci unisce, della comunione nella stessa fede. Nutrire pensieri di odio è un controsenso, così come rubare nel cimitero: non credo che al nostro caro faccia piacere ricevere dei ori tolti ad altri. Forse nessuno crede davvero alla vita dopo la morte e tutto si riduce a gesto esteriore. Ma c’è qualcosa che nessuno ci può sottrarre: la preghiera per i nostri cari, la Messa di suffragio e condurre una vita buona per onorare chi abbiamo amato in vita.


31 ottobre 2019

 
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